DOV’È DIO!
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(VENERDì SANTO 2020)
Giovanni inizia il suo Vangelo dicendo che la luce risplende nelle tenebre e lo dimostra in tutto quanto racconta nel suo scritto.
Ci sono le tenebre in questo tempo… e come! Tenebre che sembrano soffocare la luce… soffocarci nel chiuso delle nostre case in quarantena.
Anche questa esperienza ci aiuti a comprendere che spesso proprio le tenebre vissute sulla nostra pelle possono dare alla luce l’occasione di manifestarsi: è quello che vediamo nel Vangelo di questa sera.
Gesù è il Figlio Dio fatto uomo, ma per riconoscerlo è necessaria la fede e una disponibilità del cuore.
È necessario inginocchiarci! Questo è il giorno in cui… “Tutto è compiuto!”. Le nostre chiese sono spoglie e vuote… il nostro Dio è appeso al legno della croce. Ecco l’uomo… afferma Pilato. Lo presenta flagellato, martoriato nella carne, umiliato da una corona di spine… quasi a dire: ma quale re? Quale Messia? È solo un uomo.
Ma così dicendo indica senza saperlo come e dove trovare Gesù… il percorso da seguire per incontrarlo. E ritorniamo ancora lì… nel volto sfigurato di ogni uomo! Ed oggi la Chiesa grida per tre volte quell’ “Ecco”.
Ed è un monito per tutti!
Ecco il legno della Croce. La Croce è il punto in cui Dio si fà prossimo, vicino. Dalla Croce in poi non possiamo più domandarci di fronte al dolore: dove è Dio? Oggi la liturgia ci ricorda che Dio è qui… in ogni crocifisso!
È qui negli occhi stanchi di chi sta lottando per la vita. È qui nei tanti medici che si stanno dando da fare per salvare uomini e donne. È qui il nostro Dio… nelle lacrime di chi ha perso una persona cara senza nemmeno poterlo vedere, abbracciare… dare un ultimo bacio.
È qui il nostro Dio: nelle nostre ansie, paure, solitudini. È qui! È crocifisso fino alla fine della storia! Volgiamo lo sguardo stasera alla croce! Sì, perché il rischio è che su tutte le croci di questi giorni si avverta un Dio assente e lontano! Dinnanzi alle croci di oggi Dio non può far silenzio.
Dio deve parlare, Dio deve dire qualcosa, Dio non può non udire l’urlo e il pianto di madri, padri, figli! Il dolore, la sofferenza, la morte… non sono… non possono essere l’ultima parola…