LA VITA È PIENA DI MESSAGGI…

Per due domeniche l’immagine della vigna ci ha dimostrato di quanta misericordia è capace il nostro Dio. Nel vangelo di oggi, invece, la vigna è protagonista di una parabola triste. Il padrone fa tutto bene: pianta la vigna, la circonda con una siepe, vi scava il frantoio, vi costruisce la torre e poi l’affida ai vignaioli.
Arriva il tempo del raccolto e come è ovvio manda i suoi servi a ritirarlo. Fin qui tutto normale, tutto come ogni anno. Ma qui succede l’imprevisto. Cosa fanno i vignaioli? Prendono i servi e uno lo bastonano, uno lo uccidono, uno lo lapidano.
E potremo chiederci: e che colpa ne avevano questi servi? Erano semplicemente degli emissari, degli ambasciatori, anche loro eseguivano ordini. Ma per il fatto che sono stati mandati dal padrone vengono assimilati a lui.
Ed è così che il padrone invia il suo figlio… e cosa succede? Beh… innanzitutto: se è illogica la reazione dei vignaioli lo è altrettanto quella del padrone… manda suo figlio: come fa a mandare suo figlio visto quello che avevano già fatto ai servi? Chi farebbe una cosa simile? Cosa si aspettava? Il comportamento del padrone è dettato dalla logica dell’amore: “avranno rispetto di mio figlio!”. Il comportamento dei vignaioli è dettato dall’ostilità e dall’odio: “Uccidiamolo e avremo noi l’eredità”.
A questo punto Gesù pone una domanda: “Ma secondo voi, che cosa farà il padrone della vigna a quei vignaioli”. E gli uditori danno la risposta che è la propria condanna. Per chi dice Gesù questa parabola? Non ci sono molti dubbi: per Israele e per i suoi capi. A noi non dice molto ma tutti gli ebrei conoscevano Is 5,7… il canto della vigna del Signore: “La vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita”… e Is 5,1: “Canterò per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna”.
Israele era l’orgoglio, il popolo preferito, la vigna di Dio. E loro erano fieri di esserlo! E chi doveva capire ha capito: i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. E Matteo vuole proprio dire questo. Infatti, a che servono tutti i particolari della siepe, del frantoio, della torre? Se tu leggi Is 5,1-7 vi trovi proprio quei particolari: siepe, frantoio, torre. La vigna è Israele; il padrone è Dio; i vignaioli sono i capi religiosi; i servi, i profeti.
Tutto è chiaro. Dio (padrone) ha amato il suo popolo (vigna) ma questo hai rinnegato il suo amore e i suoi messaggi d’amore (i profeti). E poco più avanti Gesù dirà: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati”. Sì, è stato così: Isaia, Geremia, Ezechiele e tutti i profeti non sono stati ascoltati. E il figlio? Il figlio è chiaro, è Gesù. Dio manda ciò che ha di più caro, di più prezioso: suo figlio. Come a dire: “Più di così, cosa posso fare per voi? Cosa posso dirti di più perché tu possa cambiare?”.
Dio le tenta tutte, ma se uno non vuol capire nessun messaggio è buono. La vigna sono io: e sono una bella vigna! Il padrone, Dio, ha fatto tutto bene con me. Poi ha affidato a ciascuno la sua vigna: è la nostra esistenza.
E ci ricorda: “Guarda che non è tua la vita. Non essere così stolto da pensare che la vita sia tua. È solo un dono. Lavoraci, usalo bene, fallo fruttificare, godi dei suoi frutti”. Poi, siccome di tanto in tanto si accorge che noi “usciamo” di strada, allora ci manda un messaggio: “Così non funziona, attento! Se vivi così muori dentro, rovini le relazioni, lasci morire il tuo cuore…”. E noi che facciamo? Ce ne infischiamo dei suoi messaggi e continuiamo a vivere come prima.
E arriva il cuore della parabola. Il padrone manda il figlio. I vignaioli lo uccidono. Gesù continua a raccontare e… abbassa lo sguardo. Vede nella durezza di chi lo ascolta il proprio destino segnato. Ha parlato del padre, ha insegnato il perdono, ha demolito l’insopportabile gabbia che i devoti avevano costruito intorno a Dio. Ha sorriso e condiviso, guarito e sperato, pregato e pianto. Ha svelato il vero volto del Padre. Ma non è servito.
L’uomo non ha capito. La missione è fallita. Nessun frutto è arrivato dai vignaioli, solo la follia di chi uccide Dio pensando di prendere il suo posto. Cosa deve ancora fare? E, dice il vangelo, viene un momento in cui è troppo tardi! Dio non ci costringe, non ci forza, non ci toglie la libertà. Ci invita ma mai ci costringe. I messaggi di Dio sono come una chiamata telefonica: il telefono suona ma bisogna alzare la cornetta! Altrimenti suona invano! La Vita è piena di messaggi… per chi alza la cornetta! Dio è presente sempre e in ogni cosa.
Lui c’è in ogni fatto, in ogni evento, in ogni malattia, in ogni situazione. Tutto parla… o niente parla. Ciò che conta è rimanere aperti e anche se qualcosa non lo si capisce subito, è importante non buttare la cosa in cantina, in soffitta, dimenticarla, ma tenerla lì.
A suo modo e a suo tempo parlerà… Dio parla negli avvenimenti ordinari della nostra vita!!! Non dimentichiamolo mai!