“E TU? VUOI ANDARTENE?”
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(XXI dom.t.o. – Gv 6, 60-69)
Il lungo discorso sul “fatto dei pani” che abbiamo ascoltato in queste ultime domeniche, giunge ormai alla fine.
Il giudizio su Gesù da parte della folla è decisamente cambiato: da grande predicatore e profeta, guaritore e operatore di prodigi capace di smuovere cinquemila famiglie ad ascoltarlo, ora viene visto come un pazzo visionario che insiste su discorsi incomprensibili e inaccettabili.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il più eclatante e straordinario, segna paradossalmente l’inizio della fine di Gesù. La parabola di Gesù è discendente: fino a quando Dio ci obbedisce e ci esaudisce lo seguiamo, quando è esigente e chiede, lo abbandoniamo.
Gli apostoli stessi, sgomenti, non sanno più che pensare del loro imprevedibile Rabbì. Gesù ha chiesto alla folla di saziarsi della sua carne, di dissetarsi al suo sangue. Ora viene abbandonato! Non è questa, in sintesi, la storia dell’umanità? Non è questo episodio metafora della nostra vita spirituale?
Fino a quando Gesù sfama le folle è idolatrato, quando parla di Dio, è abbandonato. Fino a quando Dio risponde alle nostre esigenze e alle nostre richieste è grande, quando – a nostro avviso – ciò non avviene più, è rinnegato e rigettato. Ed è a questo punto che Gesù, indurito… scosso, si rivolge agli apostoli. No, non se l’aspettava questa reazione da parte della folla che ama con tenerezza.
Forse pensava (ingenuamente) di convertire i cuori con le parole e lo sguardo. La domanda, inquietante e tagliente come una lama, è rivolta a ciascuno di noi: “Volete andarvene anche voi?”. È libero Gesù… non ha elemosinato un uditorio, né desiderato dei discepoli. Non recede dalla sua posizione… vuole che i suoi discepoli crescano nella fede piuttosto che appassire ai piedi del guru di turno! E noi? E tu… vuoi andartene?
Ora che incontri le prime difficoltà vuoi lasciare tutto per tornare a chiuderti nel tuo piccolo mondo di tiepide certezze? Rinunci al sogno di Dio? Vuoi davvero lasciare questa fragile Chiesa che, ora più che mai, ha bisogno di discepoli fedeli disposti a rimettere in moto l’annuncio del Vangelo che sta languendo nelle nostre ammuffite comunità parrocchiali? Vuoi davvero metterti dalla parte di coloro che pensano che questo cristianesimo sia da abbandonare? Stare dalla parte degli illuminati che criticano senza mettersi in gioco? Fallo!
Sei straordinariamente e drammaticamente libero di farlo. Pietro… il grande Pietro, risponde a nome di tutti. Lui, che ha lasciato che la Parola lo scavasse e lo cambiasse… Pietro così simile a noi in tante cose: irruento, fragile, istintivo, rozzo.
Lui che conosce reti e arte del mare… uomo di fatica e di notti insonni passate a gettare le reti nel pescoso e a volte “vuoto” lago di Tiberiade. Lui, colmo di peccato come noi, ma così pronto a lasciarsi sconvolgere dallo sguardo del suo Signore che si avvia verso la croce.
Pietro che rinnega e piange… risponde, magari poco convinto… forse un po’ amareggiato come gli altri undici, con tanti interrogativi sul fallimento di un brillante futuro messianico, un po’ preoccupato del domani ormai incerto, perplesso di questo Rabbì troppo esigente… difficile da comprendere fino in fondo.
Pietro risponde: “Da chi andremo, Signore?”. Dove vuoi che andiamo, ormai, Signore? Dove trovare tanta serenità, tanta verità, tanto bene, tanta luce, tanto silenzio? Dove trovare qualcosa o qualcuno che ti sia pari? Tu ci hai sedotti. Dove vuoi che andiamo, Signore?