“IL NOSTRO DIO UNISCE…”

ventiseiesima domenica del tempo ordinario
ventiseiesima domenica del tempo ordinario

(XXVI dom.t.o. – Mc 9,38-43.45.47-48)

Ancora il tema dell’invidia… del sentirsi i migliori… di occupare i primi posti! Domenica scorsa Gesù ci ricordava come tra i suoi discepoli le relazioni e i rapporti sono molto diversi dalla logica del mondo.

Se è la normalità sul posto di lavoro, nello sport, in politica ambire a successi, primeggiare, anche a scapito degli altri, questa violenza che nasce dentro (come direbbe l’apostolo Giacomo) è bandita tra i fratelli cristiani.

“Non è dei nostri”… sembra essere lo slogan che dalla prima lettura (Nm 11,25-29) irrompe nel vangelo. Quante volte l’ho sentito dire nei paesi, tra i tifosi, in ambito politico… riguardo alla spinosa questione dell’immigrazione e, ahimé, quante volte lo sentiamo dire anche tra le comunità dei discepoli di Gesù. Non è il caso della mia comunità parrocchiale… ma è bene ricordarci che la parrocchia, comunione di comunità, resta il cardine dell’annuncio del vangelo, dove le diversità dei carismi mette insieme… per tutti! Non ci sono solo gli “ultras” sugli spalti, ma anche quelli che vanno allo stadio una volta all’anno e le nostre comunità… devono farsi luoghi accoglienti e non tribunali di giudizio! La divisione fra i cristiani… le divisioni fra gruppi della stessa parrocchia… resta uno scandalo gravissimo, che ostacolano coloro che desiderano avvicinarsi al Signore.

Leggo e rileggo questo passo di Marco e c’è quel versetto che continua a tormentarmi: “non è dei nostri!”. Non so se anche voi ci avete fatto caso: qual è il motivo che porta i dodici a prendersela con quel tipo che scaccia i demoni nel nome di Gesù? È un peccatore pubblico? Si prende tutto il merito? Non fa le cose secondo gli insegnamenti del Maestro? No… niente di tutto questo. Marco riporta senza censure la pretesa dei dodici: “perché non ci seguiva!”. Capite quanti fraintendimenti e povertà, quando il “noi” viene sostituito alla Chiesa??? Il noi mira sempre all’autocelebrazione!

La comunità che pretende di essere seguita, si sostituisce al Risorto, non rimanda a Lui ma solo al proprio sterile protagonismo. Il sacerdote… il catechista… l’animatore… il gruppo… il movimento… l’associazione che organizza… programma… e lo fa solo per aumentare le fila del suo seguito… ha fallito nella sua missione di portare a Cristo! Dobbiamo interrogarci e chiederci: La mia vita cristiana avvicina o allontana, appassiona o disgusta, incuriosisce o incupisce quelli che mi sono vicini?

I miei familiari, i miei colleghi, i miei compagni di classe, i miei parrocchiani (!) che idea hanno del mio rapporto con Gesù? Domande pungenti, lo so. Ma la Parola ci interpella e ci mette a nudo. E poi… quelle amputazioni di cui parla il vangelo? Amputare quegli inciampi che mi fanno rallentare, cadere e magari mettere in discussione il cammino e la meta. Questa liberazione non procede a colpi di macete, ma con il soffio dello Spirito.

La mano da tagliare è quella del nostro desiderio di possesso e di conquista… è la mano rattrappita che non si apre al dono.; il piede da mozzare è quello che ci allontanano dai passi di Gesù; l’occhio da cavare è quello che desidera e cerca lontano dalla logica del Vangelo. Iniziamo questo nuovo anno pastorale con questa certezza: siamo lo spazio pubblicitario di Dio per il mondo, chiamati a vivere rapporti al nostro interno da “salvati e riconciliati” e a far diventare le nostre piccole e acciaccate comunità, città poste sul monte, segno di speranza per i cercatori di Dio. Le nostre mani siano schiodate dal desiderio del possesso e aperte al dono come quelle del Crocifisso; i nostri piedi cerchino le orme del Risorto per imboccare sentieri di speranza, i nostri occhi siano infuocati dal desiderio di vedere il suo volto nelle periferie del mondo.

Concludo con un invito che rivolgo a me e a voi: A qualunque esperienza ecclesiale apparteniate… vivete con leggerezza il vangelo: è Dio che converte e salva il mondo. Noi, al più, cerchiamo di non ostacolarlo!

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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