“NEL BUIO DELLA NOTTE… IN UNA STALLA… È NATO PER TE”
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(NATALE – Messa della notte – Lc 2,1-14)
Eccoci giunti a Betlemme, questa volta ci siamo.
Quattro settimane di cammino in buona compagnia. Il Battista, Isaia, Maria e Giuseppe sono stati per noi messaggeri autentici e tosti, ci hanno presi per mano e accompagnati a qualche metro dalla grotta.
Ora tocca a noi! Siamo qui per vedere che succede.
Siamo qui con il desiderio di non essere semplici spettatori di un presepe finto.
Buttiamoci in questa pagina di Luca che abbiamo ascoltato e che ci rende contemporanei di Gesù.
Inizia con serietà il vangelo. Luca ci tiene a farci capire che non ci sta raccontando una favola, ma un evento storico ben situato, con delle coordinate che tutti sono in grado di verificare e riconoscere.
Un censimento di tutta la terra. Roma è al centro del mondo con Cesare Augusto che instaura un periodo di “pace” (si fa per dire!): tutto da quel centro prende vita. Un censimento, per sapere quanti sudditi ci sono nell’impero… e in questo piano…Dio si inserisce e si fa censire.
Fin da subito, Dio si fa uno di noi… entra nel mondo. E lo fa entrando dalla porta del retro. Roma è al centro… e lui nasce a Betlemme… alla periferia del mondo. In questa periferia almeno poteva scegliere Gerusalemme?
E invece no: Betlemme! Gli evangelisti non barano. Se sei disposto a farti rivoltare come un calzino tutte le idee che ti sei fatto di Dio, se vuoi sentire una storia che sembrerebbe non avere nulla a che fare con l’Altissimo Onnipotente creatore del cielo e della terra… allora continua a leggere… e ti ritroverai sulla soglia della grotta, a dirti: ecco il mio Dio.
Un bambino posto in una mangiatoia. Liberi di andarcene… di pensare: tutto qui? La grandezza di Dio in una grotta. Nessuna culla accolse Gesù. Vi era solo una mangiatoia per animali. Qui non ci sono incensi ma solo odori di stalla! I candelabri? Nemmeno l’ombra! Pizzi, ricami dorati, merletti pregiati… nulla! Il Dio infinito in una mangiatoia. Ed è buon Natale!
Quante volte in questi giorni ci capiterà di dire e di sentire queste parole: Buon Natale! Ebbene: pronunciamole con radicalità queste parole, noi cristiani! Buon Natale significa che quello che abbiamo da dare al mondo è tutto qui.
Fermiamoci a contemplare il nostro tesoro, non ce ne sono altri! In quella grotta nasce la Chiesa! Nasce in quella notte una chiesa povera, fatta di poveri e di disgraziati. La gente per bene è altrove, nelle comode stanze.
La gente per bene frequenta la sinagoga per pregare e ascoltare la Parola, non una stalla. La gente per bene, quella che conta, la si trova nei palazzi di Roma e di Gerusalemme. Qui c’è solo un bambino in fasce deposto in una mangiatoia. Colui che si farà pane per ogni uomo, è fin dall’inizio posto in un luogo dove si mangia… dove mangiano le bestie però. Mi chiedo seriamente: ma c’è ancora posto per un Dio così?
C’è posto per un Dio totalmente uomo? Per un Dio di cui bisogna prendersi cura? C’è ancora posto nelle nostre chiese per questo Dio? Vogliamo ricordarcelo? Vogliamo chiedercelo? Altrimenti il Natale passa, mangiamo ancora una volta struffoli e panettone… e si rimane però con il cuore vuoto.
L’annuncio di questa straordinaria nascita viene data ai pastori. Nel buio di una stalla c’è il Figlio di Dio avvolto in fasce… nel buio della notte ci sono pastori avvolti dalla luce. Questo è Natale! Dio riserva la sua luce ai pastori e non a suo Figlio relegato nella povertà di una stalla. È davvero una bella notizia per tutti: la storia finalmente cambia direzione.. Dio entra nel mondo dal punto più basso, sceglie gli ultimi della fila, percorre la via della periferia.
Quella notte, la grande ruota della storia, che aveva sempre girato in un unico senso, per un attimo si è bloccata. Quando Gesù nasce, anzi quando il Figlio di Dio è dato alla luce da una donna, il movimento della storia per un istante si inceppa e poi? Poi prende a scorrere nel senso opposto… da lì qualcosa ha cominciato a girare all’incontrario: non più l’uomo verso Dio, ma Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, il cielo verso la terra, una città verso una grotta, dal tempio a un campo di pastori.
Anche qui converrebbe che ci spogliassimo di quella idea che i pastori fossero gente poetica, con il cuore da fanciullo e un viso carinissimo. I pastori erano normalmente della gente di cui non ci si poteva fidare, non erano considerati autentici testimoni. La gente per bene è altrove. Assurdo… Dio viene e i testimoni sono coloro che non sono considerati attendibili. E l’angelo a loro dice: “è nato per voi il Salvatore”… ed oggi lo ripete a me… a voi: “Per te… è nato il Salvatore”.
Per te considerato poco attendibile è nato il Salvatore. Per te che hai preso botte dalla vita, per te è nato il Salvatore. Per te che pernotti all’aperto nella Villa Comunale o trascorri le tue notti alla stazione, per te è nato il Salvatore.
Questo mi racconta il vangelo. Ancora una volta, oggi, in questo giorno, mi ripete: Non temere. Lo dice a Maria, lo dice a Giuseppe, lo dice ai pastori… lo ripete a tutti: non temete… non temere. Non avere timori, io sono con te.
Qui c’è un Dio che non ci toglie dai pasticci, non ci toglie dalla sofferenza, non ci toglie dalla precarietà, dalla povertà, dalla periferia. A questo, dobbiamo pensarci noi cristiani! Annunciamo un Dio così, un Dio vicino.
Non con le nostre parole, ma con il farci prossimi noi ai pastori di oggi. Fermati un istante. I pastori sono i disprezzati del mondo. C’è qualcuno che non ti va a genio nella vita, qualcuno che magari disprezzi? Qualcuno che dimentichi sempre? Qualcuno che non inviti a fare festa con te… qualcuno verso il quale hai rancori decennali? Qualcuno che pensi di non poter più amare? Avvicinati a lui, è la tua strada verso Dio.
E sarai condotto in quella grotta… a Betlemme. Buon Natale.