“TU LO SAI SIGNORE…”
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(III domenica di Pasqua – Gv 21,1-19)
Dopo essersi manifestato alle donne, ai discepoli in cammino verso Emmaus, agli apostoli chiusi nel cenacolo… dopo aver sfidato l’incredulità di Tommaso, Gesù appare nuovamente ai suoi per vincere i loro dubbi e le loro paure e renderli saldi nella fede.
Il vangelo ritrae la scena dei discepoli ritornati al lavoro che avevano lasciato tre anni prima, per seguire Gesù. Sembra che abbiano chiuso con la parentesi Gesù e che dopo la sua morte riprendano la loro vecchia attività.
È la terza apparizione del risorto, questa. Interessante notare come qui sono menzionati solo sette nomi… dunque non appare agli undici. Perché? La passione e la morte del loro maestro li aveva dispersi, disorientati. Pietro propone di andare a pescare e gli altri non sapendo cosa fare dicono: “veniamo con te”. “Ma in quella notte, non pescarono nulla”. Gli scritti di Giovanni, non sono semplicemente cronache… racconti di cose accadute!
Qui c’è un di più che dobbiamo cogliere. “Ma quella notte non presero nulla”… i nostri piani, i nostri desideri più belli, i nostri impegni più seri senza Gesù non arrivano in porto. Pietro e gli altri, senza il loro maestro sembrano incapaci di fare qualcosa… si ritrovano smarriti, sfiduciati, incapaci di agire. Lontano dal Signore, Pietro… e noi con lui… ci sentiamo vuoti, infruttuosi, senza riferimenti… vagando a tentoni nella notte dello spirito.
Sul far dell’alba Gesù si presenta sulla riva del lago senza che lo riconoscano e dice loro: “figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Quanta attenzione e tenerezza: non dice “non avete preso niente?” (sarebbe stato umiliante per loro), ma “non avete nulla da mangiare?”.
E quando la risposta fu “no”, allora interviene e dice di gettare la rete dalla parte destra… Anche questo è un messaggio da cogliere: stiamo pescando? Come va la pesca? Non molto bene? Forse stiamo pescando ma non nella direzione giusta? Interrogato il maestro? Cosa ci ha detto di fare? Vedete: questo è un chiaro riferimento alla celebrazione domenicale dove Gesù ci offre la sua parola… fa sentire la sua voce.
Interrogare Gesù è innanzitutto mettersi all’ascolto… che non significa capire sempre ciò che dice, ma fidarsi di ciò che dice. Come il popolo di Israele che al profeta rispose: “Ciò che il Signore ci chiede, noi lo faremo e lo comprenderemo”… così fecero Pietro e gli altri quel mattino… rigettarono le reti… lo fecero anche se incomprensibile (un pescatore svolge la sua attività di notte… e se la notte è infruttuosa, figurarsi di giorno.
Ma si fida Pietro… e fa bene! (In Luca 5,1-11 Pietro affermerà: “Sulla tua parola butterò la rete”). Le ferite sono ancora aperte e come! I suoi sono addolorati, smarriti per il loro comportamento… per essere scappati… per averlo tradito e rinnegato.
Seguiranno giorni pieni di pensieri, ricordi e amarezza… giorni a testa bassa, soprattutto per Pietro. Il tradimento brucia ancora! Sente di essere un imperdonabile traditore. È certo di aver commesso un errore irrimediabile e dunque… è tempo di mettere un punto, di voltare pagina, di tornare alla vita normale.
Rassetta le reti…. trascina la barca nel lago e deluso… ritorna al lavoro di sempre. Come Pietro… anche noi! Quante volte i nostri occhi hanno visto… le nostre mani hanno toccato… la nostra vita è stata pervasa da tanta grazia e poi? Pellegrinaggi, ritiri, esercizi spirituali e poi… poi… si ritorna sui sentieri di sempre! Forse abbiamo capito male, forse non è per noi, troppo impegnativo… meglio lasciar perdere e tornare alla normalità della fede tiepida o da salotto.
Dar retta… dare ascolto dunque… anche se non si capisce al momento! Pietro ha dato ascolto… ed eccola la rete riempirsi: 153 grossi pesci… ed è a quel punto che qualcuno (Giovanni) riconosce nello sconosciuto sulla riva il loro Signore risorto. Pietro allora, per incontrarlo subito, si getta in acqua e lo raggiunge a nuoto… e si ricorda di quelle parole del maestro quando tre anni prima, incontrandolo su quelle stesse rive gli dirà: “Vi farò pescatori di uomini”. Quali uomini? Tutti… proprio tutti, come suggerisce il numero dei pesci, se si considera che all’epoca di pesci se ne conoscevano proprio 153 specie!
Nessuno escluso dalla rete di Pietro!!! Quella rete che non si rompe, che può accogliere in sé tutti, è la Chiesa, dove riconoscere (come Giovanni) l’amore del Signore; dove è possibile a tutti (come a Pietro, che pure l’aveva rinnegato) di avvicinarsi a lui. I discepoli si sono fidati… anzi a questo punto direi: i discepoli si fidano sempre! Ed il miracolo si compie. Le reti sono piene e non si spezzano… i cuori ora sono pieni di gioia e di meraviglia… pronti a reggere l’impatto con un incontro non richiesto ma ricevuto come dono.
E l’incontro avviene ancora una volta in modo eucaristico (parola ascoltata e pane spezzato e condiviso)… ma c’è di più: Gesù non dice, una volta giunti a riva, “è tutto pronto, sedetevi e mangiate”… no! C’è del pesce sulla brace… ma chiede anche un po’ del tuo pescato. Il suo corpo… è anche “frutto della terra e del lavoro dell’uomo!”. Concludo… dopo la resurrezione, Gesù ha recuperato uno ad uno i suoi che si erano dispersi: Maria di Magdala, i discepoli, Tommaso e ora Pietro; la sua riabilitazione è ancora un problema aperto, che il maestro risolve con un dialogo fatto di tenerezza e compassione. Gesù domanda a Pietro se lo ama (agapao) e Pietro risponde di amarlo facendo uso di un verbo (fileo) che dice piuttosto di amicizia… cioè dichiara di volergli bene/essergli amico.
La terza domanda, nel testo greco, è diversa dalle altre… Gesù chiede a Pietro se gli è amico (fileo). Pietro se ne rattrista, e non perché Gesù lo abbia interrogato tre volte… quanto per il fatto che la terza volta Gesù abbia posto l’accento sull’amicizia.
Pietro ha mostrato più volte di amare Gesù, ma senza capirlo… ha amato… ma è stato facile anche nel rinnegamento. Qui Gesù vuole sanare col suo amico il triplice rinnegamento… ma sa aspettare e quasi è lui che si converte a quanto per ora sa offrirgli Pietro… non un amore totale, ma un bene come ad un amico. Poi, più in la nel tempo, Pietro giungerà all’amore totale che passerà anche per lui, attraverso il martirio della croce.
E così si arrende l’apostolo, il pescatore: “Signore tu sai tutto”… parole di abbandono… le stesse (ha rivelato mons. Angelo Comastri) pronunciate da Giovanni Paolo II poco prima di terminare la sua vita terrena per l’eternità! “Tu sai tutto… sai che ti voglio bene!”.