“Il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma degli spazi aperti …”

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IV DOMENICA DI PASQUA – Gv 10,1-10

In queste domeniche i testimoni ci hanno detto di averlo incontrato… mentre erano nel cenacolo a porte chiuse, nel manifestarsi ha augurato ripetutamente la pace… ha inviato su di loro lo Spirito … ed ha finanche mangiato con loro! A Tommaso ha fatto toccare le ferite, ha chiamato per nome Maria, ha discusso lungo la strada con Cleopa e il suo amico. Ecco… la voce di Gesù è la voce che chiama, la voce che suscita e orienta tutti coloro che lo seguono e si impegnano ad imitarlo.

Ha chiamato gli apostoli, ha scelto i discepoli e continua incessantemente a chiamare. Oggi Egli a tutti dice: “Io sono la porta delle pecore”, lui è l’ingresso giusto… la porta da varcare!: “Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori”. È ancora la voce di Gesù che chiama per indicare la via, la voce che conduce ai pascoli migliori… voce amica che ancora risuona nella nostra Chiesa. Del testo ascoltato, Vorrei soffermarmi su due aspetti: 1) Gesù è il pastore, colui che chiama le pecore per nome, cammina innanzi a loro e le pecore hanno fiducia di lui. Penso alla nostra vita: quanto abbiamo bisogno di persone che veglino su di noi, che siano attente di fronte alle nostre difficoltà, divenendo nostri compagni di viaggio. Abbiamo un desiderio forte di essere chiamati per nome, di non sentirci dei numeri, di sentirci profondamente amati da qualcuno. 2) Gesù è la porta delle pecore, nel senso che accoglie i conosciuti, e rifiuta i ladri, gli usurpatori, gli egoisti che non si convertono. Pensavo alla nostra esperienza di Chiesa. È proprio nella Chiesa che dovremmo sentirci profondamente amati, liberi, gioiosi, contenti, davanti ad un pastore che prima di essere il sacerdote della comunità, è lo stesso Cristo. Il buon pastore, dunque, chiama le sue pecore, ciascuna per nome.

Non l’anonimato del gregge, ma nella sua bocca il mio nome… il nome dell’affetto, dell’unicità, dell’intimità, pronunciato come nessun altro sa fare. “E conduce fuori le sue pecore”. Il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma degli spazi aperti, pastore di libertà e di fiducia. “E cammina davanti ad esse”. Non un pastore di retroguardie, ma una guida che apre cammini e inventa strade, è davanti e non alle spalle… uno che precede e seduce con il suo andare… affascina con il suo esempio. E poi la conclusione: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Non solo la vita necessaria, non solo la vita indispensabile, non solo quel respiro, quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma la vita esuberante, magnifica, eccessiva, vita che rompe gli argini e sconfina! Così è nella Bibbia: manna non per un giorno ma per quarant’anni nel deserto, pane per cinquemila persone, carezza per i bambini, pelle di primavera per dieci lebbrosi, pietra rotolata via per Lazzaro, perdono per settanta volte sette, vaso di nardo sui piedi di Gesù. In una sola parola… il buon pastore!

In questa settimana vi invito a riprendere il conosciutissimo salmo 22 e con calma farci raggiungere da queste parole. Sono musica del cuore… senza fretta, proviamo ad assaporale. Che tristezza quando nelle nostre chiese si fa tutto in fretta… come di chi vuole arrivare alla fine e basta! No, gustiamo, cantiamo, preghiamo… “Il Signore è il mio pastore… Non manco di nulla… su pascoli erbosi mi fa riposare… ad acque tranquille mi conduce… mi rinfranca l’anima… mi guida sul giusto cammino…”. Sono di una pace queste parole! “Anche se vado per una valle oscura non temo alcun male perché tu sei con me…”. La Pasqua è il tempo in cui uscire dai recinti!

Gesù ci racconta di un Dio che non vuole tenerci buoni buoni nei recinti. No, spinge le pecore fuori! La vita non è fatta di steccati, di paure e di catene… No! Avanti, fuori da ogni recinto, usciamo verso la bellezza di spazi infiniti dove il pastore buono ci condurrà. Questa è la Pasqua! Sei felice? Sei nella gioia? Pensiamoci… non rispondiamo di fretta… non temiamo… Se non sentiamo la felicità dentro, se non ci sentiamo abitati dalla gioia… e nessuno lo è mai in pienezza… allora significa che dobbiamo guardare da quale recinto siamo trattenuti! Cosa ti impedisce di vivere nella gioia? Quali recinti ci legano? Il denaro, il successo, la slealtà, l’ipocrisia, l’illegalità, la malavita, l’usura, il tanto così fan tutti… Il pastore ci chiama per nome, ci conduce fuori e ci guida alla libertà! Coraggio, lasciamoci condurre da Gesù. In questo tempo oscuro, ascoltiamo la voce del pastore. E chiediamoci quali passi possiamo vivere questa settimana per varcare la soglia del recinto e abbracciare orizzonti di luce! Il Signore è il mio pastore… Non ho timore, perché lui è con me.

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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