L’amore emoziona!
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VI DOMENICA DI PASQUA – Gv 14,15-21
“Siamo chiamati all’amore”… ecco cosa ci dice la liturgia di questa VI domenica di Pasqua.
Il Vangelo di questa domenica è la continuazione di quanto Gesù ha iniziato a dire domenica scorsa.
Il maestro consegna il suo testamento spirituale ai discepoli… c’è un clima mesto, in quella stanza: di una tristezza che si taglia a fette… ma Gesù dona fiducia e invita a non essere turbati. La Pasqua, ce lo siamo detto tante volte in questo tempo, è un cammino per uscire, per vivere dei passaggi.
Lo abbiamo visto fin dall’inizio: passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla tristezza alla gioia. Dai passi lenti e trascinati al passo veloce di chi corre per annunciare che Cristo è risorto! La nostra fede si fonda su una tomba vuota (ricordate?)… non rimane inchiodata alla croce ne tantomeno ad una tomba sigillata!
La pietra è stata rotolata… Cristo è risorto e ci invita ad uscire… a non rimanere chiusi nei nostri sepolcri, a rendere la nostra vita una parabola di amore e di comunione. “Se mi amate osserverete i miei comandamenti”. Come sempre… molto concreto Gesù!
Ha appena finito di lavare i piedi ai suoi, tanto per farci capire cosa significhi osservare i suoi comandamenti! Perché l’amore non basta contemplarlo. Amare Gesù non significa sospirare davanti ai suoi quadri, né tanto meno ricoprirlo di incensi e di preghiere, magari chiedendogli di aiutarci a realizzare i nostri progetti, o di risolvere i problemi della società e del mondo, in modo che noi possiamo starcene tranquilli. L’amore emoziona… deve emozionarci. Ma cosa significa emozione?
Vedete… questa è una di quelle parole bistrattate dal cristianesimo benpensante che ha dimenticato che essa è “chiamata al movimento”, all’uscita, all’esodo… essere smossi, trasportati fuori. Allora Gesù emoziona eccome! Il buon pastore chiama le sue pecore fuori dal recinto! Siamo di nuovo lì. Sì… Cristo viene per emozionarci nel vero senso della parola. Viene per farci muovere, perché non rimaniamo inchiodati alle nostre paure. L’emozione non è astrattezza, ma è il movimento iniziale che dà forma concreta all’amore!
Come fa questo il Signore? Donandoci il suo Spirito, il Paraclito, che significa il difensore, colui che viene presso e vicino a noi. Letteralmente sarebbe l’avvocato difensore. Lo Spirito di Cristo è colui che ci difende dalle nostre paure, dalle tristezze, dalla fede triste!
Siamo abitati da questo Spirito… e io non so spiegarlo. Ma posso gustarlo, assaporarlo, cercarlo… dovremmo sempre andarlo a scovare dentro noi… ogni giorno! Prendiamoci del tempo… cerchiamo questo Spirito che ci abita, ci difende, ci emoziona!
“Se qualcuno mi ama osserva i mie comandamenti”… Chiamato a vivere l’amore… mi son chiesto: “come posso farlo diventare forma della mia vita in questa settimana che ho davanti a me?”. Perché l’amore si vede: si vede da come viviamo se noi amiamo Gesù oppure no… e alla fin fine il vangelo ci riporta lì… alla sua semplicità disarmante. L’amore si vede da come rispondo al telefono, da come parlo di politica, da come mi impegno per le ingiustizie di questo mondo, da come saluto mia moglie, da come educo mio figlio, da come predico in chiesa, da come tratto mia nonna… da come studio. Insomma: come coniugare questo verbo amare nella mia vita concreta?
Ecco… pensiamo… pensiamo a voce alta in questi giorni. Come aiutarci a vivere questo?
Non potremmo darci una mano? Possibile che tra noi cristiani di tutto si parli meno che di questo?
Non si potrebbe uscire dalle nostre Messe e sul sagrato delle parrocchie cominciare a pensare a voce alta sul come vivere oggi la chiamata all’amore?