PERCHÉ FINISCA LA NOTTE

IO VI DICO
IO VI DICO

”(VI dom. t.o. Mt 5,17-37)

Sale della terra e luce del mondo! Ce lo chiedeva Gesù domenica scorsa… ricordate?

Coraggio e soprattutto… continuiamo a seguirlo nella gioia! Gesù desidera che il vangelo si traduca sempre nella vita concreta… non vuole che facciamo della nostra sequela un bel segno religioso che ci aiuti magari ad anestetizzare la nostra coscienza.

Gesù desidera che la smettiamo di frequentare le chiese, di pregare rosari, di celebrare messe, di studiare la Bibbia… per poi fare tutt’altro nella vita ordinaria! Tranquilli… non ho avuto nessuna visione… ma semplicemente ho letto la pagina di oggi e l’ho trovata chiara… lineare… forte… dura… bella. Gesù ci invita ad una fede oltre le maschere e per questo prende sei grandi messaggi della tradizione e li completa.

Parole che rivoluzionano tutto… Taglienti e delicate al tempo stesso: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico”… e la vita cambia, e la rivoluzione inizia. Possibile che non sentiamo questo appello al cambiamento radicale?

Possibile che queste parole non suscitino in noi il desiderio impellente di cominciare a vivere da veri discepoli del risorto? Altrimenti come saremo luce del mondo e sale della terra? Gesù è molto concreto… va subito al comandamento non uccidere.

Rileggiamo con calma le parole successive: ma io vi dico… chiunque si adira… chi dice stupido… chi dice pazzo! Riconoscere il volto dell’altro come fratello? Essere luce e sale? Ecco la concretezza: guardo alle mie parole, ai miei gesti, alle mie relazioni… mi fermo in preghiera, mi distanzio un pochino dalla mia vita per poi rientrarci: ma dove sono finito?

Ma da cosa sono condotte le mie parole? Ma che razza di faccia ho quando entro in casa? E quando saluto i miei colleghi? E a scuola?

Ma quando parlo, dialogo, gioco, lavoro, corro, studio… io, credente, come sono? Dove finisce il vangelo che con così tanta devozione ascolto o addirittura predico ad altri? Se la mia fede della domenica non entra nel mio stile di vita ordinario, siamo alla frutta. E allora Gesù non ci sta… non sopporta che lo si segua con ipocrisia. Del fatto che tu ascolti il vangelo ogni settimana, ma poi non riconosci l’altro come un fratello… non serve a niente!

Papa Francesco un giorno ha detto che se si va a messa e si parla del fratello o della sorella magari proprio nel mezzo della celebrazione (ma io aggiungo anche prima o dopo) è meglio restare a casa! Grande Papa Francesco!!!

E Gesù: Se sei lì che stai entrando in Chiesa, magari ti accingi a leggere o cantare o a svolgere altri servizi… e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì tutto e va’ prima a riconciliarti! Ecco… bisognerebbe fare così! Arrivati all’offertorio dovremmo avere il coraggio di dire: carissimi fedeli, tutti a casa! La Messa continuatela voi nella riconciliazione!

Rientrare in sacrestia… spegnere tutto… chiudere le chiese… per riconciliarsi… per far finire la notte… perché la fede torni a farci volare… perché le nostre eucaristie tornino ad essere un abbraccio… perché le nostre parole siano per l’altro un regalo e dai nostri dialoghi scompaia l’insulto, l’arroganza, la maldicenza, la diceria, l’inciucio e la superbia. Parole rivoluzionarie. Parole che domandano di essere incarnate ancora e sempre. E da chi, se non da noi?

 

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

Potrebbero interessarti anche...