“Abbiamo tutti paura!”
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XII DOMENICA T.O. – Mt 10, 26-33
“Non temere… non avere paura”, la ritroviamo nella Sacra Scrittura per ben 366 volte (tante volte quanti sono i giorni dell’anno, compreso il bisestile)… e solo nel Vangelo odierno per ben tre volte. Abbiamo tutti paura… siamo abitati da tante paure fin da piccoli: chi di noi non ha mai avuto paura del buio?
Alcuni hanno paura di un animale selvatico, altri di un insetto. La paura delle altezze, la paura dei fantasmi, la paura del vuoto… In ogni caso, tutti abbiamo sperimentato la reazione fisica che la paura causa. Forse la più grande paura è quella della morte o del dolore. Viviamo poi un tempo di paura/timore mondiale per i tanti conflitti in atto e la speranza che tutto finisca presto. Paura e desiderio, spesso, camminano insieme. Abbiamo il desiderio di volare, ma la paura di cadere; la voglia di aspettare, ma la paura di essere delusi.
A volte abbiamo paura di essere noi stessi, essere unico e tuttavia nascosto all’interno di una copertina (la massa)… paura di accettare le nostre parti oscure… paura di amare, di essere amati… anche da Dio. Paura di soffrire, di perdere l’altro, di sentirsi inutile. Paura della nostra verità personale, del cambiamento, dell’ innovazione. Paura di perdere la nostra condizione sociale, di perdere il benessere… paura del giudizio altrui. Come annunciare il Vangelo in mezzo a tutte queste paure?
Dobbiamo rimandare la nostra missione, dobbiamo aspettare tempi più favorevoli, dobbiamo accettare le persecuzioni del mondo di oggi e tacere? “Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze” ci dice oggi Gesù. La paura alimenta il buio, ma solo accendendo una luce… anche una piccola luce… le tenebre (la paura) si diradano!
E così… comprendiamo il perché Gesù, nel Vangelo di questa Domenica, ripete per tre volte l’imperativo: “Non temete”. Dopo il secolo delle guerre mondiali, con gli orrori delle bombe atomiche e dei campi di sterminio ad est e ad ovest, è iniziato un secolo di nuovi conflitti: a paura si aggiunge paura. È in momenti come questi che si avverte più chiara la coscienza del “silenzio di Dio”, della sua apparente assenza, della sua luce che scompare dall’ultima linea del nostro orizzonte. Il Vangelo di questa Domenica ci parla (come sempre!). È oggi che occorrono, più che mai, discepoli di Gesù – uomini e donne – che hanno accolto il suo invito: “Non temete”.
La Pentecoste non investì, col suo vento gagliardo, solo quelli che erano nel cenacolo, ma diede fuoco al mondo. Con cristiani pieni di fede-fiducia, continua la Pentecoste fino agli ultimi confini della terra. “Sarà pur tempo di angoscia, ma che importa!”, dice Bernanos. E Giorgio La Pira: “Dio esiste, Cristo è risorto: dunque tutto va bene”. È un invito ai discepoli ad avere sconfinata fiducia in Dio, il Padre che conosce ogni cosa, anche la più piccola della nostra vita.
L’esempio dei passeri e dei capelli contati dice tenerezza, ma non ingenuità, perché sullo sfondo c’è già il dramma del calvario e l’agonia sulla croce. La fede-fiducia, però, è più forte perché dice che alla fine non c’è il nulla e la disperazione, ma il Padre che ci ama e che amiamo. È l’amore che scaccia il timore. Se Gesù cita l’esempio dei passeri e dei capelli è perché noi stessi ci giudichiamo di nessun valore e dunque incapaci di avere e dare fiducia.
Gesù sposta lo sguardo sul Padre: Lui conta le stelle e le chiama per nome, si prende cura di ciascuno di noi, come padre amorevole verso i suoi figli. Oggi, un solo pensiero vale: Dio è mio padre.