BEATITUDINI: TORNO CON LA MENTE E CON IL CUORE SU QUEL MONTE…
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(Solennità di tutti i Santi – Mt 5,1-12)
Oggi la chiesa celebra il più grande desiderio di Dio: Volerci santi!
E così la Liturgia, fa risuonare in tutto il mondo le “Beatitudini” evangeliche … forse il testo più importante della storia dell’umanità; una parola indirizzata a tutti (non solo ai credenti), l’unica luce che ancora brilla nelle tenebre di questo tempo fatto di incertezze, paura, violenza, solitudine!
Quante volte abbiamo sentito pronunciare la parola “Santo”… e quante volte l’abbiamo avvertita come appannaggio per pochi eroi! Quante volte sentendo la storia di questo o quel Santo, ci siamo detti… non fa per me… non ci riuscirei mai.
Ma facciamoci questa domanda: “Essere santi è davvero un privilegio per pochi o un dono per tutti?”. E la risposta è: dono per tutti, cioè all’atto stesso in cui io sono nato, sono diventato un candidato alla santità; la mia realizzazione piena, come uomo, come donna, come laico, come consacrato, come prete, si chiama santità.
Diciamo che ciascuno di noi ha dentro di sé un potenziale santo, una potenziale santità. Per tutto questo è opportuno vincere la paura di confrontarsi con essa. Ci sono uomini e donne, che hanno preso sul serio questa opportunità donata a tutti… hanno compreso che il vangelo è esigente, ma viverlo è entusiasmante!
Hanno compreso che pur non rinunciando alla ordinarietà della loro vita, era possibile rendere questa ordinarietà “straordinaria!”. Il cammino verso la santità, quindi, non è facile, ma vale la pena percorrerlo! È bello ricordare spesso ai nostri figli… ai nostri giovani le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunciò a Toronto in occasione della XVII GMG, 2002: “fate risplendere la luce di Cristo nella vostra vita! Non aspettate di avere più anni per avventurarvi sulla via della santità! La santità è sempre giovane, così come eterna è la giovinezza di Dio”. Tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. Mi piace ogni tanto, come succede in questa festa dei Santi, tornare con la mente e con il cuore sul monte di cui parla il vangelo odierno per ascoltare Gesù e le sue parole.
Le ho sentite tante volte, e proprio per questo voglio riascoltare questo che sento come un canto che dalle orecchie scende direttamente al cuore. “Beati…. Beati… Beati…”.Con queste beatitudini, Gesù inizia un lungo discorso, riportato da Matteo nei capitoli successivi, ricco di insegnamenti forti e bellissimi, che sono il cuore dell’insegnamento del Maestro. La tradizione ha identificato un luogo reale e concreto riguardo questo monte, e se si va in pellegrinaggio in Palestina, lo si visita sempre, come tappa fondamentale alla ricerca dei luoghi del Vangelo. Ma a me non importa che sia un luogo fisico.
Quel che mi interessa è sapere che dal monte delle beatitudini vedo la realtà della mia vita e della vita del mondo in modo diverso, con lo sguardo “alto” di Gesù. Il panorama è davvero vasto e si perde all’infinito, la quiete, il silenzio… quel senso di pace e beatitudine lì si respira a pieni polmoni. Quante volte pensiamo la fede come qualcosa che ci limita, ci ingabbia in regole rigide, e ci immette in una assurda gara di chi è più bravo e di chi sarà premiato e chi condannato. Il canto della montagna di Gesù, ci insegna che la beatitudine è prima di tutto dono di Dio, e non nostro traguardo.
È Lui che dona la pace, è Lui che consola e dona misericordia, è Lui che ci chiama figli. Il messaggio delle beatitudini ci dice che è proprio nelle situazioni umane più difficili che Dio ci viene incontro. A tutti Dio dà fiducia, proprio come Gesù ci ha insegnato con la sua storia, quando ha chiamato a sé i dodici senza prima testarli o chiedendo raccomandazioni. Per questo tra gli apostoli c’è spazio per Pietro (su cui fonderà la Chiesa nonostante il tradimento) e per Giuda (che lo tradisce senza accettare vie d’uscita).
Tutta la nostra vita è un decidere che cosa vogliamo farne di essa, con la certezza che Gesù ama Pietro e Giuda con la stessa speranza: la voglia cioè di vederli felici lasciandoli anche liberi di poter dire di no. Egli ci chiama per nome ricordando a ciascuno di noi chi siamo veramente e senza mai farci coincidere con ciò che facciamo. Tu puoi anche tradire ma sei molto di più di quel tradimento.
In questo spazio Pietro si pente, Giuda invece no. I santi allora… sono coloro che hanno saputo spendere bene la loro vita, fatta di alti e bassi, di errori e continue conversioni del cuore. Non vorrei mai scendere da questo monte delle beatitudini, perché da qui Dio mi sembra davvero più vicino e assai meno minaccioso di come viene a volte dipinto da chi non lo conosce realmente. Da qui sento lontani giudizi, pregiudizi, pettegolezzi e dicerie… e l’unica vera preoccupazione non è “essere più bravo” di chi mi sta accanto, ma sperare che la potenza liberante di quel “beati…beati…”giunga al cuore di tutti, a cominciare proprio dal mio.