COSA È LA FELICITÀ?

Sei anni fa, proprio in questi giorni, mi trovavo a Rio de Janeiro per guidare la delegazione dei giovani della nostra diocesi alla Giornata Mondiale della Gioventù. L’esperienza di quei giorni, mi ritornano alla mente ogni volta che mi imbatto nel vangelo odierno: “La tua vita non dipende dai tuoi beni”.
“Cosa è la felicità? Cosa ho messo al centro della mia vita? Le cose? Le ricchezze?” Dov’è il nostro cuore? Dove abbiamo riposto la nostra speranza? Chi è il nostro Dio? Che cos’ha il primo posto nella mia vita: il denaro, il mio benessere materiale?
Gesù ci mette in guardia: “Tenetevi lontani da ogni cupidigia”. E poi ci spiega: “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. Da che cosa dipende allora la nostra Vita? Il denaro non rende dignitosa o più dignitosa la nostra vita; ci può solo dare un benessere materiale che non ha nulla a che vedere con la felicità.
Il denaro allora non serve a nulla? Serve, si… certo che serve. Serve a soddisfare i nostri bisogni essenziali e a condividerlo con i fratelli, per manifestare loro quell’amore di Dio che c’è in noi.
È dunque strumento e non fine. E invece… noi ci affanniamo tanto per avere sempre più denaro, e più ne abbiamo e più ne vorremmo. Non c’è limite alla sete di cose materiali da comprare. Cosa ne ricaviamo? Sempre maggiori preoccupazioni, ma più che altro la falsa illusione di poter raggiungere la pace, la tranquillità.
Ma avete mai visto voi il denaro impedire ad una persona di ammalarsi? Oppure evitare una disgrazia dove un nostro caro muoia? Avete mai osservato il denaro consolarvi quando siete tristi e vi manca un amico, un figlio, una persona cara?
La visita che ho compiuto in una Favela del Brasile, proprio alle porte di Rio, mi ha lasciato nel cuore tanta tenerezza per quei fratelli… quei bambini, che non avevano nulla… nemmeno l’essenziale… eppure non si sono risparmiati di donare sorrisi e accoglienza gioiosa.
Abbiamo bisogno tutti di rinnovarci, di entrare in quella che il Papa a Rio ha definito rivoluzione della fede, uscire da noi stessi per abbracciare ed incontrare Dio nelle cose semplici, nella condivisione di ciò che si è e si ha!
Non è il denaro a fare la nostra felicità! Lì l’ho visto con i miei occhi! Lì ho avuto conferma che è urgente dare nella propria vita la giusta importanza a Dio e al denaro, mettendo ogni cosa al suo posto e senza confondere il Dio Trino con il Dio quattrino, anzi mettendo il quattrino al servizio del Trino. Invito tutti, soprattutto i giovani, a pensare ad un’esperienza di missione nei Paesi poveri.
Gusterete il benessere vero, e comprenderete i bisogni dei poveri e la necessità che abbiamo di condividere con loro il poco o molto che abbiamo. Così impariamo ad uscire da noi stessi e ad aprirci agli altri, e, negli altri, a Dio.
Concludo: Il Vangelo ricorda solennemente a me e a voi: “La tua vita non dipende dai tuoi beni”. E spero abbiamo capito che qui Gesù non disprezza i beni della terra, quasi volesse disamorarci della vita, ma sta offrendo a ciascuno, una risposta alla domanda di felicità. Il Vangelo dà per scontato che la vita umana sia, e non possa non essere, un’incessante ricerca di felicità. Vuoi vita piena, felicità vera? Non andare al mercato delle cose.
Le cose promettono ciò che non possono mantenere. Sposta il tuo desiderio su altro, desidera dell’altro, un mondo dove l’evidenza non sia: più denaro è bene, meno denaro è male. “Non dai beni…” da che cosa dipende allora la vita?
Da tre cose: dalla tua vita interiore, dalle persone accanto a te, da una sorgente che non è in te ma in Dio. E queste tre cose devono essere in comunione, innestate tra loro. Allora sei vivo! “Un giorno un visitatore arriva nella cella di un monaco del deserto. E conversando gli domanda: come mai hai così poche cose nella tua cella? Un letto, un tavolo, una sedia, una lampada. Il monaco replica: e tu come mai hai solo una sacca con te? Ma perché io sono in viaggio, risponde il visitatore. E il monaco: anch’io sono in viaggio”.