“DA DOVE COMINCIARE?”

(Mercoledì delle ceneri 2021)
“Fiocca” un po’ di cenere sul capo, questa sera… ed inizia così un itinerario che va “dalla testa ai piedi”, come direbbe don Tonino Bello, indicando così i due gesti che aprono e chiudono questo tempo.
Cenere sulla testa e piedi tra le mani! Lo scorso anno siamo partiti da questo giorno… e poi è successo quello che sappiamo e che continuiamo a vivere. Quaresima tempo per fermarsi… riflettere, riorganizzare, ripartire!
Tempo di conversione la quaresima… così ci dicono (vi diciamo!!!) ogni anno. Ma probabilmente anche gli addetti ai lavori, non ne sanno veramente tanto di cosa alla fine significhi questa parola tanto usata e inflazionata e che tuttavia resta una emerita sconosciuta!
Convertirsi semplicemente e umilmente è ammettere che abbiamo tanti sbagli; significa pentirsi per le scelte fatte e ripetere le parole di Davide: “Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 50, 5). Convertirsi è prendere esempio dal figliol prodigo, che stretto dalla fame “rientrò in se stesso” (Lc 15, 17), abbandonando la strada del peccato per tornare tra le braccia del Padre.
Lo stesso Gesù c’insegna come impiegare questo tempo di preparazione alla Pasqua, suggerendo quello che si deve evitare e ciò che invece occorre fare. Egli dice anzitutto: “guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini”.
Lo stile del mondo, lo sappiamo, è quello delle apparenze, le più sfacciatamente vuote, purché l’inganno faccia il suo gioco, tanto che gli uomini vivono di espedienti meschini, vuoti e ridicoli. Il tempo della conversione ha invece bisogno della solidità delle cose, secondo quel principio della vita spirituale in base al quale non conta nulla quanto viene fatto solo per apparire.
Come disse Dio al profeta Samuele, “io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, io guardo il cuore” (1 Sam 16,7). Se cerchiamo il consenso degli uomini… allora siamo proprio vuoti e fragili!
È bene ricordare ciò che ha scritto in proposito l’apostolo Paolo: “È forse il favore degli uomini che intendiamo guadagnarci, o non piuttosto quello di Dio?… Se ancora io piacessi agli uomini non sarei più servitore di Cristo!” (Gal 1,10).
Quanto poi agli impegni che debbono caratterizzare il nostro cammino quaresimale, il Signore si sofferma su tre punti della pratica religiosa, cari alla tradizione di Israele: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. “Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra…, quando preghi, entra nella tua camera…, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto… e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Con questi tre grandi esempi il Signore ci insegna la strada dell’interiorità e del primato di Dio sulla vita. Iniziamo in particolare questo periodo con l’osservanza del digiuno, in modo serio, guardandoci anche intorno per vedere i tanti poveri che ci tendono la mano. E poi la preghiera senza la quale tutto ciò che facciamo, resterà vuoto, senza forza, senza sapore… perché non nutrito.
Per questo vi ripropongo il consiglio suggerito nell’ adorazione di giovedì scorso: Abbiamo bisogno di scoprire questo soffio vitale alle nostre giornate piene di ogni cosa… e soprattutto piene di tanto perditempo inutile.
Da dove cominciare? All’inizio è un po’ difficile… quasi faticoso, ma l’importante è non scoraggiarsi. La preghiera ha bisogno di un luogo, di un tempo, di una parola detta e ricevuta, di una comunità in cui celebrarla. Di un luogo, anzitutto: perché non prendere la bella abitudine, in casa nostra, di ritagliare un luogo di deserto: la Bibbia, una candela, un’icona possono bastare per fare di quella mensola… di quella scrivania… una piccola Cattedrale.
Un tempo: cinque minuti di orologio al giorno vissuti nel silenzio, con la Parola di Dio in mano, nel momento più opportuno (chi al mattino presto, chi alla sera, chi in una pausa studio). Una parola detta: la mia giornata, il mio stato d’animo, il mio “grazie”, l’importante è che sia autentica e rivolta al Padre che sa ciò di cui ho bisogno. Una parola ricevuta: leggendo un salmo, la Parola ascoltata alla domenica, un brano di vangelo – breve – da leggere due o tre volte invocando lo Spirito e concludo – sempre! – con la preghiera insegnataci dal Maestro e con un’invocazione alla prima dei discepoli, Maria di Nazareth. Infine la tensione verso la comunità: nella celebrazione gioiosa e festosa della domenica, sapendo che mentre sto pregando, certamente da qualche parte del pianeta un altro fratello cristiano sta pregando con me (una globalizzazione dell’amore!). Buona Quaresima… diamo spazio a Dio, diamogli il nostro tempo… e Lui non farà altro che riempirci di Festa.