“Dio abita una famiglia veramente umana!”

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SANTA FAMIGLIA – LC 2,22-40

La scena descritta da Luca, scelta dalla Chiesa per celebrare la festa della Santa Famiglia, lascia immediatamente intravedere, sotto l’apparente crosta della semplicità, che qualcosa di straordinario sta accadendo. Quei protagonisti umilissimi e anonimi escono fuori dalla norma, quel giorno. Tutto si svolge secondo le leggi prescritte… ma ciò che accade va ben oltre, aprendo uno squarcio all’attesa. Tutti i primogeniti, sono offerti a Dio perché sono riconosciuti “sua proprietà” ( Es 13,1-2)… e così quel giorno dopo la purificazione di Maria (prevista dal Levitico 12,6-8), Gesù è donato… offerto… e con lui tutta la famiglia presente: c’è il padre e la madre. Un unico dono! Il punto culminante e di rottura, sarà determinato dalle parole di due anziani, Simeone ed Anna, che fungono da cerniera tra l’annunciato (Antico Testamento), e il realizzato (Gesù). La legge spinge Giuseppe e Maria a salire al Tempio… e lo Spirito spinge Simeone ed Anna a testimoniare. Gli occhi di Simeone vedono lì in quel bambino “la salvezza per tutti i popoli”… e l’orizzonte va al di là dei confini di Israele. Gli occhi dell’anziano profeta sono stati abbagliati da una luce sfolgorante scaturita dal contesto ordinario di tre umili persone. Ma questa luce è destinata ad “illuminare le genti”. Qualcuno poi, fa notare che dopo l’annuncio di Simeone che conclude con toni cupi e tristi, per la prefigurazione della partecipazione della madre alle sofferenze del figlio… giunge Anna, riconosciuta come donna di fede e autorevole, che con le sue parole ridona un sorriso! Due anziani, la cui vita si è prolungata sul filo dell’attesa… fino a vedere l’Atteso! E di mezzo… un bambino, che fa di loro due giovani nonostante l’età! Simeone ed Anna restano giovani, perché hanno atteso… hanno sperato! Quando uno non si aspetta più niente da nessuno… quando esaurisci ogni scorta di speranza, senza provvedere a rifornirla ogni giorno… allora sulla tua vita piomba il gelo della vecchiaia e l’ala della morte! Più che accumulare esperienze e delusioni, Simeone ed Anna hanno accumulato speranza… hanno avuto il coraggio dei loro sogni… non hanno mai rinunciato alla follia di quella attesa impossibile. Sono rimasti “creature di desiderio”. Non si sono lasciati schiacciare dal peso dell’abitudine. Gli anni, le solite cose, le solite persone, il solito lavoro… non hanno prosciugato la freschezza che era in loro. Lo scorrere del tempo, non ha inaridito i loro cuori. I loro occhi sempre puntati verso il nuovo… l’attesa… il sogno! Non potevano invecchiare… dovevano essere pronti! E così nel Tempio… il bambino è stato preso in braccio da un fanciullo di nome Simeone e da una ragazzina di nome Anna! Soltanto tra fanciulli ci si intende… e quel giorno a Gerusalemme fu così! Tutta la scena si svolge in un clima di giovinezza, di stupore. La madre stessa è una fanciulla e Giuseppe ancora non era capitato nelle pennellate di artisti che di li a poco (non si sa per quale motivo) gli avrebbero appiccicato una barba bianca su un volto devastato dalle rughe e dalla vecchiaia. Il racconto termina col ritorno della Santa Famiglia a Nazareth, dove il bambino cresceva in “sapienza e grazia”. È il ritorno alla normalità… alla quotidianità. Dio abita una famiglia veramente umana (lui che è vero uomo), un padre, una madre… gli impegni di ogni giorno! Inizia il tempo nascosto di Nazareth… il tempo più lungo abitato da Dio su questa terra… e questo avviene proprio in una famiglia! Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il suo sogno, fare un’esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio. Dio benedice la famiglia… è lui che l’ha voluta fin dalle prime parole pronunciate! Dio ha scelto di abitare una famiglia… e di santificarla con la sua presenza. A questo punto diventa chiaro che tante crisi matrimoniali… sono crisi di fede, perché se non c’è Dio che tiene unita una famiglia i motivi per stare insieme si dissolvono uno dopo l’altro quasi inevitabilmente. Quello che è impossibile presso gli uomini, non lo è presso Dio, perché presso Dio tutto è possibile (ma noi non ci crediamo!!!). Solo Dio è capace di far fiorire anche nelle famiglie del nostro tempo amore e fedeltà, purché ci si ricordi di Lui non di sfuggita… purché il suo nome venga invocato ogni giorni nelle nostre case. La fede non può essere l’ultimo pensiero di un matrimonio già in crisi, è troppo tardi! Il matrimonio unisce a parole, ma se queste parole sono le parole della fede… che dalla fede trovano ispirazione e argomento… saranno sempre parole di comprensione e di affetto, parole di perdono e di fiducia, parole di amore e di pace!

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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