DIO DEGLI ULTIMI… POSTI!
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(XXX dom.t.o. Lc 18,9-14)
Con la parabola di oggi si chiude il cerchio di queste settimane in cui il Signore ha richiamato la nostra attenzione sul rapporto fede-preghiera.
Di fronte all’immagine del pubblicano e del fariseo, siamo chiamati a non nasconderci e cogliere il desiderio di Dio che viene a noi per incontrarci per quello che siamo… senza maschere! Il fariseo e il pubblicano. Il primo avanza dritto verso l’altare, si fa avanti, guarda avanti e mette avanti i suoi meriti e le sue pretese… Tutto troppo avanti.
Il Dio a cui parla non è lì; è rimasto indietro, in fondo. Se si voltasse lo vedrebbe chino sul pubblicano, tutto attento ad ascoltare la sua preghiera e tutto intento a non giudicarlo… E invece lui, il fariseo, ha appena finito di giudicarlo stabilendo anche che fra i due lui è il migliore! Guarda solo davanti il fariseo… verso qualcuno che non c’è e non sa che farsene delle sue decime e dei suoi digiuni, mentre nel cuore ha il disprezzo per il fratello.
Ha sbagliato direzione, guarda sempre troppo davanti… sta troppo dritto per poter incontrare lo sguardo del Signore; eppure basta chinarsi appena, per riuscire a battersi il petto e dire come il pubblicano: “Pietà di me, peccatore”.
Allora sì che lo incontrerebbe! Il Signore, dunque, con questa parabola vuole dirci che Lui sta indietro, ci aspetta in fondo… in fondo alle nostre povertà: è lì che lo incontriamo. Più ci innalziamo e meno lo incontriamo.
La strada inizia… per terra! Se vogliamo camminare dobbiamo prima posare i piedi a terra, cioè scendere dal piedistallo del nostro orgoglio che ci impedisce di essere nella verità. Dobbiamo dare e dire al Signore ciò che è veramente nostro… la nostra miseria e non presunte virtù che – anche nel caso le avessimo – sono sempre dono Suo. “Dammi i tuoi peccati, quelli sì che sono tuoi, ci dice il Signore, e Io, dopo averli distrutti ti darò le Mie virtù”.
Dobbiamo essere veri davanti a Dio e sinceri con noi stessi; non c’è niente che piaccia di più al Signore! L’atteggiamento del fariseo, dunque, ci pone di fronte ad un interrogativo grande: Posso essere religiosamente impeccabile, eppure lontano da Dio? La risposta è si!!! Si possono fare belle liturgie…osservare leggi e precetti ed essere lontano da Dio… non permettergli di entrare nella nostra vita! Quante sono le persone che, qui in parrocchia, la pensano come il fariseo?
Del tipo: quella catechista… non ci sa fare… io invece; il parroco ha le fisime… io invece; quelli del coro sono solo dei gran superbi… io invece! Le parrocchie sono spesso covi di persone che si ritengono giuste… ma sarà proprio così?
E attenzione: quest’interrogativo non riguarda gli altri… questo è il tranello del fariseo! Lui (il fariseo), cade nell’eterna tentazione di paragonarsi agli altri, ed ovviamente di sentirsi più degli altri… di saper fare le cose meglio degli altri… di saper risolvere le cose meglio degli altri… insomma avere sempre l’ultima parola su tutto!
Questo interrogativo oggi lo vogliamo porre a noi! E tu? E io? Forse non ci è mai capitato di entrare in chiesa, vedere qualcuno, magari pensare “Eccolo quello là, viene tanto in chiesa ma poi fuori di qui… io invece…”.
Perché non riconoscere che, talvolta, ciò che noi odiamo così tanto negli altri, convive anche nel nostro cuore e nel nostro agire? Perché pregare? Perché andare a Messa? Perché ascoltare questo vangelo? Per sentirci la coscienza a posto? Per essere bravi? Per essere considerati buoni cristiani? Basta tutto ciò a formare una fede? Forse no… se non preghiamo per incontrarci con Gesù, se non desideriamo lasciarci amare da Lui… se non ci abbandoniamo proprio così come siamo alla sua tenerezza… che rimane del cristianesimo, oltre a un’enorme struttura religiosa? Coraggio… ritorniamo a lui, questa volta, con autenticità. Facciamoci vedere così come siamo. Senza veli, senza timori della nostra nudità. E torneremo a casa giustificati.
E pieni di gioia!