“Dio è più intimo a noi di noi stessi!” (Sant’Agostino)

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SOLENNITÀ DELLA SS.TRINITÀ – Gv 3,16-18

Pochi versetti del capitolo 3 di Giovanni, che bastano per essere un tesoro immenso. Il contesto è il dialogo notturno di Gesù con Nicodemo; un anziano dottore della legge che va di notte dal Maestro per imparare come si rinasce per non morire. Oggi la liturgia ci invita a contemplare il mistero della SS. Trinità.

Mistero inaccessibile di un Dio uno e che tuttavia è trino. Mistero inspiegabile perché mistero stesso di Dio… eppure presenza e vicinanza, sia pure misteriosa, nella storia degli uomini… nella mia e nella tua storia. Sono certo che ciascuno di noi ha una sua idea di questo strano Dio.

Immagini che troppo spesso scaturiscono dalle nostre paure e dal senso di smarrimento che portiamo nel cuore quando affrontiamo le piccole o grandi difficoltà della vita. Idea che, purtroppo, a volte deve fare i conti con i troppi cristiani che rovinano l’immagine di Dio perché ne parlano male o lo descrivono come un despota lunatico ed imprevedibile… talvolta vendicativo o nullafacente… che sta li magari a guardare dalla finestra del paradiso senza scomodarsi un attimo per vedere come far quadrare le cose che in questo mondo proprio non vanno! Che brutta idea abbiamo di Dio! Uno che lascia morire di fame i bambini, che non ferma le guerre, che fa ammalare di cancro un amico o che all’improvviso si diverta a inviare una pandemia.

Un Dio da temere, non da amare… difficile da capire. E anche chi crede di non credere alla fine si è fatto un’idea di Dio. E proprio perché è un’immagine orribile… spesso, decide di non credere. Meglio sperare che non ci sia nessuno, piuttosto che avere un Dio del genere. Ecco… penso proprio che la prima conversione da compiere è proprio quella che ci fa passare dal Dio dei cristiani al Dio di Gesù Cristo! E così ci viene in aiuto questa domenica. Anche Israele dovrà fare i conti con l’immagine che ha di Dio e quello che si rivelerà come custode, difensore e salvatore… prima ancora che Dio creatore! E Israele farà questo percorso, purificando la propria fede attraverso l’esperienza concreta della vita… della sua storia. Il Dio dei padri non era come quello dei popoli vicini, era migliore. Poi, con l’Esodo, avviene una svolta determinante: il Dio dei padri interviene, agisce, si racconta, stipula un patto, un’alleanza, un matrimonio con questo popolo di sbandati. Non ci sono altre divinità, gli altri sono solo idoli. Nella prima lettura di oggi troviamo tutto questo. Mosè è sfinito… dopo mille vicissitudini.

Nel deserto, combattuto dalla contingenza e dalla testardaggine del suo popolo, è tentato molte volte di abbandonare l’impresa. Davanti all’ennesima delusione sale a parlare con Dio. E Dio appare e si svela, si racconta, si presenta. “Il Signore Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es. 34, 6), ecco chi è il Dio di Israele. Dio è colui che usa misericordia, che guarda alla nostra miseria col cuore, che ha tenerezza e comprensione, che ha un mare di pazienza ed è tenace nell’amore

. il Dio di cui Mosè e il popolo fanno esperienza è il Dio che si accorge del dolore… e interviene. Egli è il misericordioso. La Trinità non è un’inutile complicazione inventata dai primi cristiani… ma la progressiva comprensione di una grande verità. È la storia della nostra fede capite? Oggi la liturgia, attraverso la comprensione della Parola, ci sta dicendo che Dio è famiglia, festa, comunicazione, comunione, danza. DIO NON È SOLITUDINE! E questa unione senza confusione è talmente realizzata, che noi, guardando da fuori, vediamo un unico Dio.

E oggi, nella splendida pagina del dialogo con Nicodemo, Gesù dice una cosa straordinaria: il Padre desidera che ci salviamo… e per fare questo ha mandato il suo Figlio. Dio non desidera la nostra condanna: non è un tiranno che ci aspetta al varco, no! Dio non è il solitario perfetto, l’incommensurabile, il motore immobile che muove e non è mosso (insomma… il sommo egoista bastante a se stesso!). No… al Scrittura ci annuncia che Dio è una festa ben riuscita, una comunione perfetta.

Concludo: A questa comunione siamo invitati anche noi… come singoli e come comunità cristiana. È alla Trinità che dobbiamo guardare nel pensare alle nostre comunità: la Chiesa (quella sognata da Dio, intendo, non lo sgorbio presente nelle nostre menti, fatta di rigidezze e sovrastrutture) è lo spazio pubblicitario della Trinità nel mondo d’oggi. Uniti nella diversità, nel rispetto l’uno dell’altro, nell’amore semplice, concreto, benevolo, facciamo diventare il nostro essere Chiesa splendore di questo inatteso Dio comunione.

Siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio. L’immagine c’è già, la somiglianza la dobbiamo creare giorno per giorno, guardando a Dio ed imitandolo; scoprendo un Dio misericordioso che offre sempre una possibilità!

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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