E IL DISCEPOLO VA… SI FIDA!
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(III dom.t.o. – Mc 1,14-20)
È un Gesù sempre in movimento, quello di Marco.
Nella prima fase, questo movimento si colloca in una regione precisa, la Galilea… lungo il lago o mare, come viene comunemente chiamato. Sulle rive del mare di Galilea, Marco ambienta la scena della chiamata dei primi quattro discepoli.
Le informazioni sono ridotte all’essenziale: si tratta di pescatori, che stanno facendo il loro mestiere. Passa Gesù… e vede. Uno sguardo… quel “vide” che non e una annotazione banale. Qui si tratta di uno sguardo che mette a fuoco un individuo… che sceglie… tira fuori dalla folla… dal mucchio anonimo della massa, facendone un prediletto!
“Gesù vide, Simone e Andrea”… vede le persone con il loro nome; non vede dei pescatori, nascosti nell’anonimato del loro lavoro… vede la persona che viene prima del suo ruolo. Noi non conosciamo il colore, l’intensità, la luce degli occhi di Gesù, ma possiamo ritenere che anche nello sguardo, il Figlio di Dio, era… tutto suo Padre! Gesù vede come vede Dio, e Dio non vede mai in modo impassibile.
Dio vede e si commuove:… fissa e ama: “fissatolo, lo amò” (Mc 10,21), annoterà Marco in quell’incontro col giovane ricco. Camminando lungo il mare di Galilea, “Gesù vide”… Gesù cammina e guarda, e in Simone vede la Roccia su cui fonderà la sua comunità. Guarda, e in Giovanni vede il discepolo delle più belle parole d’amore; un giorno guarderà l’adultera e risveglierà in lei la sposa, amante e fedele. “Gesù vide”… “Gesù vede”… nel mio inverno, nel mio dolore.
È uno sguardo che conosce… che sa! Ciò che colpisce in questa chiamata e in quelle successive, è che esse non avvengono nello scenario di una solenne liturgia al tempio, nella città santa… ma si compie nel contesto ordinario di una normalissima riva di un lago. Nel giudaismo, erano i discepoli che cercavano, sceglievano il maestro. Il “rabbì” non chiamava a sé i discepoli, ma veniva “chiamato”, “eletto” da loro.
Gesù, invece, prende lui l’iniziativa. La chiamata viene da lui, e soltanto da lui. Non siamo noi che partiamo alla ricerca di Dio: è Dio che si pone alla ricerca dell’uomo. Il discepolo non conquista, non cattura il Maestro, ma viene conquistato, afferrato da Lui. E così… il Gesù in movimento è anche un Gesù che mette in movimento le persone. E quel giorno, sul mare di Galilea, troviamo uomini pronti, forse incoscienti, ma che si fidano.
Ecco la fede… che è un “affidarsi” a una persona, rispondere al suo appello anche se non se ne misurano, concretamente, tutte le conseguenze. Il discepolo và… si fida! E la risposta si traduce in una separazione, in una rinuncia, in un allontanamento. Ma l’accento non va posto tanto sul lasciare, quanto sul seguire. Discepolo, tuttavia, non è uno che ha abbandonato qualcosa: è uno che ha trovato Qualcuno. “Vi faro diventare pescatori di uomini”. Lasciarsi fare! Il mestiere di pescatori di pesci lo conoscono… l’altro no. Anzi, non sanno neppure cosa significhi. Lo impareranno esercitandolo.
Pescatori di uomini è una frase inedita, strana, incomprensibile… nulla di simile compare nelle scritture! Voi tirerete fuori gli uomini dall’invisibile, come quando tirate fuori i pesci dalle profondità delle acque; come dei neonati dalle acque materne, porterete gli uomini dalla vita sommersa alla luce del sole! Cercateli in quei luoghi invisibili dove credono di vivere e non vivono, in quegli ambienti che credono vitali e invece sono senza ossigeno.
E quei pescatori, che sapevano solo le rotte del lago… scoprono in loro, la mappa del cielo… del mondo… del cuore dell’uomo! Un’ultima osservazione. Nel vangelo di Marco è rarissimo trovare il Cristo solo.
Lo vediamo abitualmente in compagnia dei discepoli. Uno studioso ha calcolato che, su 671 versetti che costituiscono il vangelo di Marco, 498 versetti (cioè il 76%) riportano parole e azioni di Gesù di cui i discepoli sono testimoni. Marco unisce strettamente il maestro ai discepoli. Il messaggio è chiaro: la presenza di Gesù è assicurata nel mondo dalla presenza dei discepoli. Se questi non si fanno vedere, la scena risulta vuota, Cristo è come “bloccato”, si trova nell’impossibilita di agire, e il vangelo non ha niente da raccontare.
Non è mai troppo tardi per arrendersi allo sguardo di Gesù che passa… Siamo chiamati tutti stamane… a cose grandi! La mia vita sarà pure già passata dal tradimento di Giuda… dalla fuga del Getsemani o dal rinnegamento di Pietro; ma è destinata a poter “stare” come Maria e Giovanni sotto la croce… o correre verso quel sepolcro vuoto, come Pietro e Giovanni… come Maria di Magdala, e sentirci chiamare per nome, ancora una volta!