“Fame di briciole…”
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XX DOMENICA T.O. – Mt 15,21-28
Un Gesù che tuona contro i farisei e la loro falsa religione, che scaccia i venditori dal tempio perché hanno trasformato la casa di Dio in un mercato, lo incontriamo e ascoltiamo anche volentieri… tanto in questi casi sono gli altri quelli presi di mira.
Ma un Gesù, come nel vangelo di oggi, che tenta di cacciare via una donna che gli chiede aiuto, non ci piace e ci fa rimanere molto male! Il Signore è andato in territorio pagano, dove abitano i lontani di Dio… (coloro che non appartenendo al popolo eletto, sono considerati di serie B!).
Sono popoli disprezzati da Israele, perché secondo una mentalità strisciante all’epoca, disprezzati da Dio. Ma qui Gesù deve fare i conti con due cose contrastanti: da una parte la sua stessa mentalità di ebreo, dall’altra la situazione concreta della donna che gli si avvicina. Lei sa chi è Gesù e quindi sa che in quanto ebreo, potrebbe non avere successo nel suo tentativo, ma vive una situazione così difficile che non ha nulla da perdere!
Null’altro da perdere oltre ad aver già perso il contatto di comunicazione con la figlia malata. “Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”… una situazione molto pesante per questa donna! Non è solo una malattia… è una cosa misteriosa che a lei sfugge ed ha bisogno di aiuto: “abbi pietà di me!”. La risposta di Gesù è durissima: “il pane nutre i figli… non i cagnolini! Ed io sono stato mandato per la casa di Israele… per i figli!”.
Questa risposta è in sintonia con quello che si pensava dei pagani: “sono dei cani!!!”. Si ha la sensazione che l’evangelista Matteo, presente all’episodio, imbarazzato abbia mitigato i termini: non cani… ma cagnolini! Per di più sembra che satana, che tormenta la figlia, è la prova del dominio del male su questi popoli abbandonati da Dio. Viene da chiedersi come mai Gesù non riesce ad andare oltre questa mentalità? Come mai non riesce a guardare in faccia alla realtà disperata di questa donna rimanendo aggrappato alla fedeltà dura della sua missione affidatagli dal Padre? Sembra di assistere ad uno scontro tra titani… un braccio di ferro a chi riuscirà ad essere più convincente.
Ed è commuovente vedere come questa donna, sconvolta dal dolore e dal dramma della figlia, è assolutamente decisa ad obbligare Dio a posare lo sguardo su di lei e sulla sua pena… ed averne la guarigione. Il dolore e l’amore hanno creato in lei una sorta di determinazione umile che non si offende nemmeno davanti alla risposta di Gesù! Non si offende, ma ribatte! Chi ama… lotta con l’amato! Sembra quasi voler costringere Gesù a svegliarsi e allargare la mentalità e gli orizzonti della sua fede!
Il Signore Gesù impara dal cuore di una madre e arriva al cuore del Padre! Si lascia interpellare dalla sua situazione concreta, piega lo sguardo e il cuore su di lei. E si lascia commuovere: “Davvero grande è la tua fede!”… e la esaudisce nella richiesta fatta. L’esempio di questa donna, di cui non si dice nemmeno il nome, è straordinario per ciascuno di noi. Avanzare pretese a Dio, ci potrebbe portare ad indurire il cuore; lasciarsi offendere dal male e dalla sofferenza della vita permettendo che si possa gettare il dubbio e il discredito su Dio, comporterebbe un allontanamento da Lui. Ma bussare con forza, determinazione e fiducia per chiedere la salvezza da Dio, ci porta ad avere per primi un cuore sgombro dall’orgoglio.
Lì… dove ci sta un apparente silenzio e una indifferenza divina… davanti al nostro dolore e alla nostra necessità di salvezza, l’atteggiamento di chi crede che Dio è abbondanza di amore, sfocia in attesa fiduciosa. Se solo riuscissimo a non fare gli offesi nei momenti di difficoltà della vita, ma continuassimo a chiedere, cercare, supplicare, attendere… avremmo la possibilità di gustare, non necessariamente la tavola imbandita, ma le briciole, che sono in grado di riempire a sufficienza i nostri bisogni!
Ma se persistiamo a volerci sedere a tutti i costi a tavola, rifiutando la logica delle briciole… potremmo anche vivere per molto tempo affamati!