FORSE ANCORA NON HO FEDE IN TE SIGNORE!

preghiera fede
preghiera fede

(XXVII dom.t.o. Lc 17,5-10)

“La ricchezza rischia di accecarci…”, ce lo dicevamo domenica scorsa!

Papa Francesco ci ha ricordato spesso che un cristiano non può seguire la mondanità, che è contraria alla condivisione e rende ciechi di fronte alle necessità e alle sofferenze del fratello. La carne del povero, è il corpo piagato di Cristo…

Ricordavo la scorsa settimana descrivendo il ricco epulone, che di costui il vangelo omette di dire il nome, quasi ad indicare che i beni materiali possono toglierti l’identità, se male amministrati! In questi giorni, dello stesso brano ho notato un particolare che mi era sfuggito: il nome del povero sulla soglia della porta… Lazzaro… lo stesso nome dell’amico di Betania, il risvegliato dai morti, il fratello di Marta e Maria… il migliore amico di Gesù (stando al Vangelo di Giovanni).

Chi ama il povero, ama il migliore amico di Gesù… oppure: per essere il migliore amico di Gesù, basta essere amico dei tanti Lazzaro sull’uscio delle nostre case! Rieccoci allora nuovamente in ascolto fiducioso della Parola. In ognuno di noi essa risuonerà in modo differente, unico, guidato dallo Spirito!

Mi chiedo se in questi giorni i nostri occhi si sono aperti verso il Lazzaro che sta sull’uscio di casa nostra… oppure no. C’è qualcosa che non ci fa più essere noi stessi? abbiamo dato un’occhiata nel nostro cuore? La ricchezza ci toglie identità e ruba la dignità a chi non ha nemmeno il necessario… ma quando Dio con la sua Parola viene a noi, ci ridona la nostra identità, il nostro nome, il nostro volto. Questo è bellissimo. La fiducia, con il nome della fede, è protagonista di questa liturgia.

La troviamo nella prima lettura “il giusto vivrà per la sua fede”, così come nella seconda “custodisci la fede che è in te”… ed eccola già nella richiesta che i dodici fanno a Gesù nelle prime righe del vangelo: “Aumenta in noi la fede!”.

Ecco… nella nostra preghiera, mai chiesto una cosa del genere? Mica costa tanto poi? Ma ne siamo proprio convinti? Siamo così sicuri, questa fede, di volerla accresciuta… o non stiamo forse mentendo? È proprio radicato nel nostro cuore il volere far sì che la nostra fede in Gesù aumenti e, di conseguenza, diminuisca la fede che abbiamo in tanti altri idoli? Siamo così certi insomma, di voler uscire di casa… per vedere Lazzaro?

Perché la fede a questo ci porterà!!! Dunque? Una richiesta con il cuore in mano o un bluff? Eppure Gesù ci ha promesso che una fede piccolissima come il più invisibile dei semi, può spostare montagne, sradicare alberi… forse non ho ancora avuto fede allora… forse devo convertirmi alla semplicità evangelica! Non dovremmo custodire la fiducia dei bambini? Non sarà questa la strada della conversione? Ciò non significa non farci domande, non interrogare la vita, non avere dei dubbi.

No, la fede ha bisogno eccome della nostra intelligenza! I bambini sanno fare domande molto intelligenti (a cominciare dai loro terribili perché!) e tuttavia sanno anche affidarsi in un modo del tutto naturale e straordinario!!! Mi affido a te Signore, come un bimbo in braccio alla sua mamma, al suo papà… aumenta la mia fede, perché essa sia semplicemente piccola come un granellino di senape. Piccola, ma così piccola da avere una grande forza!

Ecco la preghiera che da oggi insieme, come famiglia, dobbiamo rivolgere al Padre… ce lo chiede Gesù! E a chi si rivolge a lui con la fiducia di un bambino… Dio lo prende terribilmente sul serio! Il vangelo si chiude poi con una piccola parabola sul rapporto tra padrone e servo, che inizia come una fotografia della realtà. Quando avete fatto tutto dite: siamo servi inutili. Capiamo bene: servo inutile significa non determinante, non decisivo; indica che la forza che fa crescere il seme non appartiene al seminatore; che la forza che converte non sta nel predicatore, ma nella Parola.

Noi siamo i flauti, ma il soffio è Suo! Allora capisco che chiedere “accresci la mia fede” significa do-mandare che questa forza vivificante entri come linfa nelle vene del mio cuore. Servo inutile è colui che, in una società che pensa solo all’utile, scommette sulla gratuità, senza cercare il proprio vantaggio, senza vantare meriti. Fede vera sta nel miracolo di dire: voglio essere semplicemente servitore di quelle vite che mi sono affidate: mio marito, mia moglie, i miei figli, l’anziano che ha perso la salute… e non avanzo neppure la pretesa della sua guarigione.

Servitore come il mio Signore, venuto per servire, non per essere servito. Mi bastano, allora porte da varcare, un granellino di fede, e occhi nuovi di speranza.

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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