“IL NOSTRO DIO”
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(Cristo Re dell’Universo – Gv 18,33-37)
Si conclude con oggi l’anno liturgico B. Ringraziamo Marco, discepolo di Pietro, per le cose belle che ci ha raccontato… per il volto semplice e immediato di Gesù sperimentato dal pescatore di Cafarnao. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, si inserisce nel lungo racconto che Giovanni fa della Passione di Gesù. Qui Gesù è rivestito di un mantello di porpora, è coronato di spine e viene intronizzato sul legno della croce da dove “attira tutti gli uomini a sé”.
Tutto questo non lascia alcun dubbio: qui c’è una regalità nuova… altra… che mette in guardia la Chiesa di ogni tempo dalla pericolosa tentazione di compromettersi con qualsiasi potere politico con l’intenzione di promuovere il regno di Dio. Nel brano ascoltato due poteri sono messi a confronto: quello di Roma imperiale e del suo rappresentante, il procuratore Ponzio Pilato e quello del falegname di Nazareth che si è perso per Dio. Sembra assistere ad una rappresentazione teatrale: Pilato si crede forte, pensa di avere tra le mani un fantoccio… disprezza lui e tutti gli ebrei che lo costringono ad usare il pugno di ferro.
Si diverte, Pilato, a prendere in giro questo misero falegname. Scherza, lo deride, gli propone un dialogo all’apparenza giusto… finge giustizia ed equità. Pilato e Gesù uno di fronte all’altro. Pilato è l’uomo del potere e della paura insieme… per paura consegnerà Gesù alla morte, contro il suo stesso parere. Il Sinedrio vuole uccidere Gesù ma non può. Pilato vuole salvare Gesù per umiliare il Sinedrio ma non può.
Entrambi faranno ciò che non vogliono. Il compromesso, la paura, il calcolo li fanno diventare burattini delle loro ambizioni. Pilato, durante tutto il colloquio, pone solo domande. Non si interroga: interroga! E non ascolta le risposte. Pilato domanda: Tu sei re? E Gesù risponde che il suo Regno non è di quaggiù… e lo dimostra attraverso due caratteristiche che si oppongono a violenza e inganno. I regni di quaggiù si combattono… il potere ha l’anima della guerra, si nutre di violenza. Gesù non ha mai arruolato eserciti, non è mai entrato nei palazzi dei potenti, se non da prigioniero! Metti via la spada, aveva detto a Pietro, quando vennero ad arrestarlo quel giovedì sera… metti via la spada altrimenti la ragione sarà sempre del più forte, del più violento, del più crudele.
Per i regni di quaggiù l’essenziale è vincere, ma Lui dice: nel mio Regno l’essenziale è dare! Non c’è amore più grande che dare la vita per quelli che si amano. Il dono e non la rapina sono il perno del-la storia! La seconda caratteristica è la verità: sono venuto per rendere testimonianza alla verità. Prima di tutto alla verità di Dio: il volto vero di Dio è Gesù crocifisso. E poi la verità dell’uomo: il volto vero dell’uomo è fatto di libertà e di fraternità… volto luminoso, radioso, amante. Come aveva proclamato a Nazareth: “Sono venuto ad annunciare la libertà ai prigionieri, la luce ai ciechi”… la pace insomma! Questa solennità ci ricorda che il nostro è un re che ha scelto di stare dalla parte degli sconfitti, dei dimenticati: re – certo – ma dei perdenti… re senza riscatto… re senza trionfi… re senza profitti personali.
Un re nudo, appeso ad una croce, cinto da una corona di spine, un re talmente sfigurato da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile almeno alle persone che l’hanno amato. Cristo è re perché si prende cura di tutti… è un re che non si arricchisce e dorme poco per essere accanto all’uomo. Gente che punta al potere se ne trova tanta, ma gente che punta al servizio autentico ce n’è poca.
Gesù ha dimostrato di essere un buon re perché ha passato la sua esistenza terrena ad aiutare gli altri, senza avere paura di rimetterci. Questo è il nostro re! Un re che rischia, un re che per amore accetta di farsi spazzare via dall’odio e dalla violenza… un re che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato, pur di mostrare il suo volto! Questo re è il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore l’unica misura, l’ultima ragione, la sola speranza.
Se ci diciamo discepoli di questo re, non potremo sopportare nei nostri atteggiamenti ombre di dominio, di prevaricazione, di vendetta, di odio! Se ci diciamo suoi discepoli siamo chiamati a costruire succursali del Regno… luoghi in cui la diversità è ricchezza, l’amore l’unica legge e gli ultimi e i poveri la sola… unica nostra ricchezza! Venga il tuo Regno, Signore, e sia bello come i sogni, sia intenso come le lacrime di chi visse e morì nella notte per costruirlo.