IL REGNO DEI CIELI È SIMILE AD UNA MANO CHE S’AVVICINA E TI SOLLEVA

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(V dom.t.o. – Mc 1, 29-39)

Sempre a Cafarnao… uscito dalla sinagoga, Gesù entra in casa di Pietro, la suocera è ammalata e lui la guarisce… poi sul far della sera, accoglie la folla e di notte, esce a pregare: ecco una giornata “tipo” del maestro.

Ci lamentiamo di avere poco tempo perché corriamo da mattina a sera? Beh… non diciamolo a Gesù! In questo brano, con tre quadri rapidissimi, Marco delinea i tratti del volto di Gesù: un uomo che guarisce, che prega e che annuncia.

Ha appena finito di guarire l’indemoniato nella Sinagoga (ricordate domenica scorsa?) e “subito”, ci ricorda Marco, va a casa.

E “subito” gli parlano della suocera di Pietro, ammalata di febbre. Miracolo brevissimo… pochissimi dettagli… eppure quanto basta per delineare la delicatezza e al tempo stesso la potenza di questo Rabbì venuto da Nazareth.

Non c’è solo una parola nuova, insegnata con autorità, ma ci sono anche gesti e movimenti nuovi. Gesù a Cafarnao è assediato da malattie e demoni, e alla sera la porta della città scoppia di folla e di dolore… e poi di vita ritrovata!

Un giorno e una sera per pensare all’uomo, una notte e un’alba per pensare a Dio. Entriamo nei dettagli… La suocera di Simone era a letto con la febbre. Pietro e Andrea vanno da Gesù e gliene parlano.

Ecco il primo atteggiamento dei discepoli: parlarne con Gesù, è il primo dei tanti che dimentico ogni giorno. Ammettiamolo e diciamoglielo: quando sto male… quando le cose non vanno nel verso giusto… quando la vita mi consegna batoste… ho bisogno di dirlo a qualcuno… ma: “Signore, spesso non sei tu quella persona!”.

Pietro e suo fratello non chiedono un intervento, né una guarigione: sono il modello del discepolo che fa della preghiera un momento in cui ci si affida al Signore senza imporre la soluzione! Gli parlarono di lei: “Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano”.

Stupendo… c’è tutto Gesù in questo versetto. Mi domando quali siano le febbri che mi tengono a letto, disteso sui miei malanni, avvolto dalle mie paure, incatenato dalle tante pigrizie. Il maestro si avvicina e la solleva (Marco qui usa il verbo della risurrezione).

Non scappa il Signore di fronte alla febbre, non fugge i problemi, non aggira gli ostacoli. È successo in sinagoga, si ripete nella casa. Gesù che si avvicina ai miei problemi e ai miei malanni per sollevarmi, liberarmi, rimettermi in piedi.

Un movimento di mano semplicissimo. Una mano che cerca, che tocca e solleva. Ecco… la guarigione ha inizio con una mano che solleva e non fugge. Il Regno dei cieli è simile ad una mano d’uomo che s’avvicina e ti solleva. La fede si regge sul coraggio delle mani! Guardiamoci attorno: noi cristiani siamo quelli che sollevati da Cristo solleviamo i fratelli. Prende la tua mano chi ha amore… la stringe forte chi ha cuore per te!

E lei, rimessasi in piedi, si mise a servirli! Il discepolo è anche un guarito che serve, un risorto che si mette a servizio. C’è poi un particolare che viene subito dopo il miracolo. A Gesù portano indemoniati ed ammalati davanti alla porta di casa… Gesù incontra sulla piazza gli abitanti di Cafarnao… li accoglie sulla porta, sulla soglia della casa di Pietro. Così devono fare i discepoli: stare sulla soglia per ascoltare, accogliere, guarire e poi… riconoscersi bisognosi di guarigione, perché Lui non è venuto per i sani, ma per gli ammalati e i bisognosi.

Il discepolo, comunque sia, sta sempre sulla soglia! Come vorrei che questa nostra comunità stesse di più sulla soglia! Da dove prende tutta questa energia, Gesù per riuscire ad accogliere tutti, ad ascoltarli, a guarirli?

Dalla preghiera. Una preghiera che non è la lista della spesa da fare a Dio quando le cose non funzionano come vorremmo, ma un tempo in cui intessere un dialogo intimo col Padre. E poiché la giornata è frenetica, Gesù prega di notte! Quando abbiamo troppe cose da fare e non abbiamo più il tempo per pregare, è esattamente quello il momento in cui ritagliarci un tempo per Dio, anche sottraendolo al sonno. Oppure sottraendolo alle telenovela o ai chiacchiericci con gli amici (ce lo ricorda spesso papa Francesco!).

A volte può bastare molto poco per sollevare una vita: ascoltare, avvicinarsi, prendere la mano. Concludo: “Mi riconosco orfano di una mano che mi risollevi, avvicinati Signore, rimettimi in piedi”. E il segreto per avere anche noi mani che risollevino, sta nel silenzio della preghiera. Regaliamoci attimi di deserto giornalieri, è lì che attingiamo l’energia e la fiducia, è lì che le nostre mani sono afferrate dal Signore.

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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