LASCIA CHE DIO FESTEGGI!

La festa di oggi è la celebrazione del grande sogno di Dio… l’esaudimento del Suo desiderio più grande.
Desiderio di bellezza, trasparenza e semplicità. Desiderio di pienezza, gioia e vitalità.
È la festa nella quale il Padre desidera vedere nei suoi figli l’impronta della sua stessa immagine, la più vera: la santità. Anche se viviamo due giorni ben distinti con la Solennità di tutti i santi e la commemorazione dei nostri fratelli defunti, tuttavia nell’esperienza concreta queste due giornate sono un tutt’uno, forse anche il rovescio della medesima medaglia. La santità ci unisce tutti: quanti santi abbiamo incontrato nella nostra vita!
Certamente anche qualche nostro parente. La parola del vangelo che è fonte di vita soffia proprio là dove abitano i nostri dolori. Penso a quanti sono stati colpiti recentemente da un lutto, a quanti di una morte ancora non sono riusciti a farsi ragione (ma è possibile forse farsene una ragione?!), a quanti quotidianamente vivono nell’orizzonte di ciò che è stato. E così,oggi, la Liturgia, fa risuonare in tutto il mondo le “Beatitudini” evangeliche … forse il testo più importante della storia dell’umanità; una parola indirizzata a tutti (non solo ai credenti), l’unica luce che ancora brilla nelle tenebre di violenza, di paura, di solitudine, di muri che si ergono nei cuori di chi è piegato solo su se stesso!
Quante volte abbiamo sentito pronunciare la parola “Santo”… e quante volte l’abbiamo avvertita come appannaggio di pochi eroi! Quante volte sentendo la storia di questo o quel Santo, ci siamo detti… non fa per me… non ci riuscirei mai.
Ma facciamoci questa domanda: “Essere santi è un privilegio per pochi o un dono per tutti?”. E la risposta è: dono per tutti, cioè all’atto stesso in cui io sono nato, sono diventato un candidato alla santità. Ci sono uomini e donne, che hanno preso sul serio questa opportunità donata a tutti… hanno compreso che il vangelo è esigente, ma viverlo è entusiasmante! Hanno compreso che pur non rinunciando alla ordinarietà della loro vita, era possibile rendere questa ordinarietà “straordinaria!”.
Il cammino verso la santità, quindi, non è facile, ma vale la pena percorrerlo! Mi piace ogni tanto, come succede in questa festa dei Santi, tornare con la mente e con il cuore sul monte di cui parla il vangelo odierno per ascoltare Gesù e le sue parole. Le ho sentite tante volte, e proprio per questo voglio riascoltare questo che sento come un canto che dalle orecchie scende direttamente al cuore. “Beati…. Beati… Beati…”.
Con queste beatitudini, Gesù inizia un lungo discorso, riportato da Matteo nei capitoli successivi, ricco di insegnamenti forti e bellissimi, che sono il cuore dell’insegnamento del Maestro. La tradizione ha identificato un luogo reale e concreto riguardo questo monte, e se si va in pellegrinaggio in Palestina, lo si visita sempre, come tappa fondamentale alla ricerca dei luoghi del Vangelo. Ma a me non importa che sia un luogo fisico.
Quel che mi interessa è sapere che dal monte delle beatitudini vedo la realtà della mia vita e della vita del mondo in modo diverso, con lo sguardo “alto” di Gesù. Il panorama è davvero vasto e si perde all’infinito, la quiete, il silenzio… quel senso di pace e beatitudine lì si respira a pieni polmoni… Quante volte pensiamo la fede come qualcosa che ci limita, ci ingabbia in regole rigide, e ci immette in una assurda gara di chi è più bravo e di chi sarà premiato e chi condannato. Il canto della montagna di Gesù, ci insegna che la beatitudine è prima di tutto dono di Dio, e non nostro traguardo.
È Lui che dona la pace, è Lui che consola e dona misericordia, è Lui che ci chiama figli… Il messaggio delle beatitudini ci dice che è proprio nelle situazioni umane più difficili che Dio ci viene incontro. Non vorrei mai scendere da questo monte delle beatitudini, perché da qui Dio mi sembra davvero più vicino e assai meno minaccioso di come viene a volte dipinto da chi non lo conosce realmente. Da qui sento lontani giudizi, pregiudizi, pettegolezzi e dicerie… e l’unica vera preoccupazione non è “essere più bravo” di chi mi sta accanto, ma la mia preoccupazione è far si che la potenza liberante di quel “beati…beati…”giunga al cuore di tutti, a cominciare proprio dal mio.