MI LASCIO GUARDARE DA TE GESÙ…
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(IV dom. Quaresima – Gv 9,1-41)
Stiamo vivendo una Quaresima anomala… o forse una quaresima vera.
Non possiamo riunirci per vivere insieme l’Eucarestia, ma possiamo nutrirci della sua parola che sempre scorre e irrora… disseta. Dopo aver riposato col maestro presso il pozzo di Sicar… eccoci alla piscina di Siloe. Giovanni anche stavolta è straordinario nell’articolare il racconto, permettendoci passo dopo passo, di aprirci a livelli sempre più alti. Insomma con questo evangelista si spicca sempre il volo!
Mi limito naturalmente a qualche flash per provare a portarci dietro, in questa settimana, qualche briciola di vita. I giudei stanno vivendo la Festa delle capanne. C’è gente a Gerusalemme. Credenti, certo, ma anche mercanti di stoffe e di piccoli animali, di incensi e frutta.
Gente comune e soldati romani, scribi e farisei, ricchi e straccioni. Gente che urla insieme a gente che prega… tutto converge verso quell’entrata del Tempio. C’è anche Gesù quel giorno che entra, vede… e si ferma! C’è lì un uomo ammalato… cieco dalla nascita… e il suo sguardo si posa su di lui. Ritroviamo di nuovo un Dio che per primo vede. Ci sono tanti occhi, è vero, e migliaia di pupille si muovono in quel trambusto… ma solo due occhi vedono veramente… quelli di Gesù.
Vedono l’umanità seduta e cieca dalla nascita; vedono uno che non conta nulla, vedono l’emarginazione, vedono l’ammalato, il sofferente…vedono me! Mi lascio guardare da te Gesù, in questi giorni così difficili. Sento il tuo sguardo anche se mi sento al buio. Sento che sei luce, anche se ora io sono nelle tenebre. Mi godo qualche minuto di sguardo suo. Metto la mia vita nelle mani di Dio. Ci provo, cieco come sono, mendicante d’amore… e attendo… spero!
Proviamo a farlo nei prossimi giorni! “Gesù sputa per terra, fa del fango con la saliva e unge gli occhi del cieco”, ci dice Giovanni nel suo racconto! E come non tornare al libro della Genesi… a quell’atto iniziale col quale Dio crea l’adam (fatto di adamà… fango!). È una nuova creazione quella che compie Gesù con quel gesto: è il cielo di Dio che ancora si impasta con questa terra che siamo noi. Terra arsa e assetata di cielo, terra arida… nostalgica di azzurro… perché la creazione non è avvenuta una volta per tutte, ma continua.
Ogni volta che lascio cadere una goccia di questa Parola che custodisce in sé la forza creatrice e misteriosa di Cristo, io rinasco. Ce l’ha fatta Nicodemo quella notte… ce l’ha fatta la samaritana e persino la donna adultera! Ed ora tocca a me se lo voglio. Tutti noi, come creta, siamo nelle mani del vasaio. Metto la mia vita nelle mani di Dio. Ci provo, cieco come sono, mendicante d’amore: plasma la mia vita, Signore, modella ancora questa terra secca, crea in me uno spirito nuovo, soffia il tuo alito di vita sui miei occhi e nei miei orecchi, sulla mia bocca e nelle mie mani. Proviamo anche questo nei prossimi giorni! “Va’ a lavarti alla piscina di Siloe”, dice a quell’uomo Gesù.
E quello ci va… ci va sul serio. Quel cieco si fida. Mica crede? Comincia a fidarsi. Fiducia! Ecco quello che ci manca troppo spesso! Nella vita non dovremmo dimenticarci che abbiamo mosso i primi passi perché ci siamo fidati, e c’è sempre un attimo di follia nella fiducia. La fiducia non è un’assicurazione contro gli infortuni del cuore, ma è l’unica stupenda possibilità che abbiamo per non passare i nostri giorni a roderci il fegato. Il cieco si fida… si alza e abbandona davanti al tempio paure e sospetti… (Che ti schiacciano, ti accecano sempre più).
E va a lavarsi alla piscina di Siloe, che significa inviato. Che poi l’inviato è Gesù! È lui che ci può lavare, lui che ci rende nuovi, lui che ci dona acqua che disseta per la vita intera. Pensiamoci in queste settimane, prendiamoci del tempo magari… ma pensiamoci! Usciamo dall’angolo… e tuffiamoci in questo mare di amore che è Dio! Proseguendo lungo il racconto di Giovanni… scopriamo che una volta che il cieco è guarito iniziano i guai.
Avanti con gli interrogatori: prima la folla e poi i farisei… e ancora i giudei che interrogano i genitori e nuovamente il cieco guarito. Insomma un processo in vera regola. Ma sorvoliamo su questo e cogliamo un aspetto veloce: Giovanni ci mostra, interrogatorio dopo l’altro, che il cieco ha cominciato a vedere la realtà nella sua verità, mentre i vedenti son rimasti ciechi! Quell’uomo comincia semplicemente a raccontare quello che ha vissuto, quello che gli è successo! Si dice che la fede è cieca. Ma dove? La fede non è cieca, non è per nulla irragionevole. La fede è vedere… aprire gli occhi su questo mondo. È parlare, non tacere ciò che si vede!
La fede, genera uomini che pensano… che non si chiudono… che aprono gli occhi!!! Se non abbiamo nulla da raccontare, se viviamo una fede imbavagliata o solo con i nostri amici, significa che non abbiamo incontrato Gesù. Come la samaritana la scorsa settimana, quando lo incontri, non puoi più tacerlo! Non imbalsamiamo Dio nelle nostre chiese. Gridiamolo… annunciamolo dai tetti! Ma alla fine… il cieco viene buttato fuori!
E chi trova fuori? Gesù… il cacciato della storia! Quell’uomo di cui si era fidato e che dapprima chiamava uomo e poi… profeta! ed ora? Si trova di fronte ad un interrogativo: “Tu credi nel figlio dell’uomo?”. E chi è? Chi è il figlio dell’uomo? Chi è Dio? Chi è il Messia?
Quel cieco ormai vedente, non sa la risposta giusta, quella da catechismo. Ora, però, ha gli occhi per vedere. E allora sì che crede. E noi?