“NELLA VITA CI SONO OCCASIONI CHE NON SI RIPETONO!”
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ventottesima domenica tempo ordinario anno liturgico 2020
(XXVIII dom.t.o. – Mc 10,17-30)
“Cosa mi manca per essere felice?”. Ecco una domanda di senso… di quelle decisive che conduce al cuore dell’esperienza cristiana. Un tale… un giovane… quel giovane, icona di tanti che vanno da Gesù con buona volontà e sincerità, con alle spalle una lunga e generosa pratica cristiana, ma che sentono alla fine di non essere soddisfatti… manca sempre qualcosa!
Un uomo ricco, un uomo senza nome, corre incontro a Gesù. Il suo nome è stato rubato dalle sue ricchezze… perché le ricchezze sono così: anonime… o forse un nome ce l’hanno: Amori malati, abitudini, luoghi, bravate, nostalgie coltivate, dolci veleni del pensiero, frammenti di materia, quella donna, quell’uomo, la trasgressione, la moda, gli amici!
Crediamo siano legittimi, invece sono ancora “cose”, sono i “molti beni” che aveva quel tale… quel giovane senza nome di cui ci parla l’evangelista. “Maestro, cosa devo fare per avere la vita?”. Gesù risponde con i comandamenti che riguardano il prossimo.
L’uomo ricco non è soddisfatto: tutto questo io l’ho sempre fatto; eppure, mi manca qualcosa. Gesù lo guarda negli occhi e vede che è sincero… dice la verità. E lo ama! Lo ama per quel “eppure”. Per una insoddisfazione che è fame e sete d’altro. Un uomo che ha compiuto sempre il proprio dovere, dovrebbe sentirsi apposto… e invece no! Inquietudine divina, tarlo benefico che rode la falsa pace dell’anima… che nasce non dagli errori commessi, ma da ciò che non hai osato, dall’audacia che è mancata.
Il giovane alla fine se ne andò via “rattristato e afflitto”.
Qualcosa non ha funzionato! Forse due cose: il coraggio della radicalità, e la fiducia nelle possibilità di Dio di fare anche l’impossibile. Quel giovane vuole giorni più coraggiosi, confini più lontani: Signore, che cosa mi manca? Gesù diventa il maestro del desiderio, colui che insegna ad “amare quelle assenze che ci fanno vivere”. Noi viviamo di assenze, di vocazione, di ciò che ancora manca… non di cose fatte… non di possessi. “Una sola cosa ti manca: Vendi quello che hai”… fanne un tesoro per i poveri. Metti le persone prima delle cose. Gesù non propone la povertà, ma la comunione per i poveri… contro la povertà.
Se i beni hanno un senso è di essere sacramenti d’incontro. “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”. Ci accorgiamo anche noi come ogni giorno cresca tra i giovani la violenza da benessere e come il consumismo porti all’indifferentismo religioso e alla perdita di ogni solidarietà. L’uomo era molto ricco… si spaventa… diventa molto triste. E per tutta la vita, sarà onesto e triste! Osserverà tutti i comandamenti e non avrà la gioia, perché ha scelto di avere e non di essere! Ha posto il suo tesoro fra i molti beni e non fra le persone. “Quanto è difficile, Gesù lo ripete due volte, che un ricco entri…”.
I discepoli sono stupefatti: “allora chi si può salvare?”. Anche noi abbiamo desideri di terra. Ed ecco una delle parole più belle di Gesù: “tutto è possibile presso Dio. Dio è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago!”. Dio ha la passione dell’impossibile: dieci cammelli passeranno. La sua passione è moltiplicare per cento quel nulla che ti rimane e riempirti la vita di affetti e di fratelli.
“Signore cosa avremo in cambio?”. Avrai in cambio una vita moltiplicata, lascerai tutto ma per avere tutto! Ti darò un tesoro di fratelli, non possederai nulla eppure godrai del mondo intero, “povero e signore”, come me!
Il mio vangelo non è rinuncia ma moltiplicazione di vita. Ma quel tale… quel giovane… abbassa la testa, gira i tacchi e se ne va via triste. Triste… perché capisce che gli è stata offerta un’occasione che non si ripeterà più. Nella vita nulla si ripete! Le ore, i giorni, gli anni e ciò che essi offrono non sono né fotocopiabili, né riciclabili. Sono unici e irripetibili. Sempre! Triste. Perché intuisce che rimarrà “un tale”: uno dei tanti, uno del gregge, uno che segue la corrente. Perché solo chi ha il coraggio dell’osare, del rinunciare… dell’andare “controcorrente” ha il diritto e la gioia di essere chiamato per nome!
E Gesù lo vede allontanarsi. Ma cosa fa? Non prova assolutamente a fermarlo, non cerca di convincerlo abbassando il prezzo. Lo lascia andare via. Rispetta la libertà di quel giovane come quella di tutti.
Non ricorre al “tu devi essere perfetto”, ma rimane fedele al “se vuoi essere perfetto”. Non c’è gioia senza libertà! Tutto dipende da me… da ciascuno di voi!