“Nelle nostre notti… il vagito di un bambino”

NATALE BAMBINELLO PARROCCHIA
NATALE BAMBINELLO PARROCCHIA

(NATALE 2022)

Proviamo tutti (ed io con voi) a lasciarci guidare… illuminare dal brano del Vangelo che abbiamo ascoltato. Una giovane coppia in cammino verso Betlemme e… «mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia». Maria di notte, dà alla luce… e finalmente è Natale! “La Luce risplende nelle tenebre”. Il nostro buio si è illuminato… il fuoco è di nuovo acceso… è Natale!

Isaia lo aveva annunciato “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. E questa luce ha squarciato il cielo sopra di noi… ed ha illuminato… ed è venuto “fra la sua gente”. Isaia lo aveva detto: “Vedranno la salvezza del nostro Dio”… ed è così: l’ha vista Israele, l’hanno vista i pastori. La vediamo noi accogliendo la luce della sua grazia: “Dalla sua pienezza tutti noi abbiamo ricevuto e Grazia su Grazia”. “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo… ma i suoi non l’hanno accolta”.

Quando il mondo non si accorge di Dio allora si fa buio. Era buio ed è buio ancora adesso per coloro che non lo riconoscono, non lo accolgono e non sono più capaci di lodare e ringraziare il Dio della vita; e le luci di mille lampadine colorate, l’oro e l’argento delle decorazioni natalizie, le note dei canti corali, non riescono a vincere il buio dell’anima se il Dio-con-noi rimane fuori…! Gesù è la luce! Se Lui non c’è, nessuna luce artificiale riesce a rischiarare la vita. “Maria diede alla luce”… ma quella notte a Betlemme le porte delle case rimasero chiuse all’accoglienza! In quella stalla vedo Giuseppe sistemare in fretta della paglia sulle pietre asciutte… magari metterci su una coperta o delle pelli… e far sdraiare la sua Maria. La stalla era buia… e nessuno vi era intorno. Nessuna culla accolse Gesù. Vi era solo una mangiatoia per animali. Un bue che muggisce piano… un asino che sbatacchia forte le orecchie.

È stato un applauso di bestie il primo benvenuto al mondo di Gesù. Eppure… eppure Luca, tutti gli anni, si ostina a ripeterci che Maria “diede alla luce”. Nella notte… il vagito di un bambino. Basta spostarsi un poco più in là dalla stalla di Betlemme per scoprire dove invece di luce ce ne era tanta: “C’erano in quella regione alcuni pastori […] Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce”. Nel buio di una stalla c’è il Figlio di Dio avvolto in fasce… nel buio della notte ci sono pastori avvolti dalla luce. Questo il è Natale! Dio riserva la sua luce ai pastori e non a suo Figlio relegato nella povertà di una stalla. È davvero una bella notizia per tutti: la storia finalmente cambia direzione.

Dio scommette su coloro sui quali le luci della ribalta non sono accese. Nel cuore della notte, a Betlemme, i pastori videro una grande luce (Isaia), un cielo sfavillante di stelle e i cori degli angeli che cantavano: ma erano solo loro che riuscivano a cogliere quella melodia celeste; gli altri non hanno visto né sentito niente: per loro quella notte… fu una notte come tutte le altre. I pastori hanno preso in fretta le loro cose e sono corsi verso la grotta, guidati da quella luce speciale.

Già avevano accolto nel loro cuore l’annuncio di pace… già sapevano di trovare qualcuno per il quale valeva la pena lasciare tutto! E hanno trovato un bambino non diverso dagli altri, ma dal quale si sono sentiti subito abbracciati e riscaldati. Il Natale non è un concetto… non sta nel fare… ma risiedere negli occhi… nello sguardo dei pastori. “Andarono e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino… e, dopo averlo visto, riferirono…”.

E così, immersi nella semplicità di un mistero, hanno lasciato a Maria i loro piccoli doni e sono rimasti a contemplare, stupiti, quel piccolo d’uomo avvolto in fasce che per culla aveva solo una mangiatoia. Natale è tutto qui… risiede in uno sguardo, nella percezione che non devi fare nulla, ma devi solo guardare. Dobbiamo entrare nello sguardo dei pastori, che… a pensarci bene, penso proprio che sono arrivati a mani vuote a quella grotta, perché sono poveri… perché i poveri non sanno cosa portare e portano se stessi. Sono andati semplicemente a vedere. Mi auguro che queste parole ci aiutino a scrollarci da ogni senso di colpa per essere arrivati magari un pò affannati a questa Messa,… a questo Natale: non mi sono preparato!

Non ti preoccupare: ce li hai gli occhi? Quelli del cuore, dico! Ecco… fermati e vedi! L’importante è andare e guardare; guardare ma anche lasciarsi guardare. Dio è venuto a vederci, a vedere dove siamo, a vedere la nostra condizione. Il Natale è così: Gesù viene e tu vai a Lui come un pastore a mani vuote, perché Egli è venuto a riempirti le mani, e non solo, ma il cuore, la vita, il futuro. È venuto Lui a portarci dei doni, non dobbiamo portarli noi alla grotta, a Maria, a Giuseppe… anzi… è Lui il dono.

Solo pochi “uomini dal cuore libero” hanno potuto vivere in prima persona la notte più straordinaria della storia! Gli altri hanno continuato a dormire. Non hanno saputo accogliere questa grande novità. Hanno continuano a fare le cose di sempre, da soli. È questo il dramma… tanti dormono ancora. «Mentre si trovavano in quel luogo, Maria diede alla luce». «In quel luogo»… sì, in quella casa o in quell’altra… ecco tante piccole Betlemme con un Gesù fragile, con un Gesù bambino… bambino anche se con il volto di un vecchio e di un malato. Forse c’è buio nel letto di ospedale o sul divano di casa o sulla carrozzina o su quel tavolo di cucina in cui una persona si tiene la testa tra le mani.

Ma lì… proprio lì accanto c’è la luce! C’è qualcuno che si prende cura di quel Gesù fragile. C’è una Maria o un Giuseppe. C’è la luce che avvolse i pastori, quella notte, stampata sul volto di un figlio o di una figlia, di una moglie o di un marito. Questo è il Natale! Nel buio di un grembo sta la luce della vita… nel buio delle nostre notti, il vagito di un bambino! Dovremmo tutti imparare la dolce legge della mangiatoia… essere luce con la forza fragile del nostro amore.

Tutto questo dice il “Natale di Gesù”: “riparti da qui… dall’umile stalla di Betlemme”.  Coraggio allora… buon Natale! Torniamo anche noi bambini e raccogliamo il Natale nella sua genuinità… nella sua essenzialità e povertà… ed il cuore, vedrete… volerà fino a Betlemme e ci sembrerà di vederla quella ragazza che appena partorito lava il bambino, lo avvolge nelle fasce… lo depone nella mangiatoia… in attesa che qualcuno arrivi!

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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