NOI NON SIAMO IL NOSTRO PECCATO!

figlio prodigo 1
figlio prodigo 1

(XXIV dom.t.o – Lc 15, 1-32)

Siamo di fronte ad una delle pagine più belle del vangelo di Luca… forse una delle più conosciute del Nuovo Testamento .

Qui, Luca, con pennellate diverse, ci mostra il volto di Dio che  ha conosciuto attraverso i racconti di Paolo. È il Dio che si mette alla ricerca del’uomo peccatore,  facendo cose che nemmeno un pastore farebbe se perde una fra 100 pecore.

Il nostro, è un Dio che ci viene incontro… che si mette sulle nostre tracce, che non ci lascia soli! Possiamo anche andare in luoghi che pensiamo lontani da Lui… in tuguri o dirupi… Lui non si scoraggia… viene e ci accoglie… ci raccoglie e ci riconduce! Ed è festa… come per quel pastore… come per quella donna! Gioia in cielo per un solo peccatore ritrovato che per 99 giusti che si ritengono tali, perché non hanno bisogno di conversione. In fondo la differenza sta tutta qui: chi si sente perduto e chi si sente salvo da solo.

Ed è anche qui la differenza tra i due fratelli: quello che tocca il fondo, che va a mangiare con i porci… che ha chiesto la sua parte di eredità, che se ne va via… che si allontana dal proprio padre, da colui che lo ha sempre amato; e l’altro fratello che sembra fedele ma alla fin fine, è un altro che rivendica meriti per le cose che fa, per la sua presunta fedeltà, per l’essere rimasto col padre, anche se di questo padre non ha capito proprio niente!

Quale il problema? O noi percepiamo di non riuscire a salvarci da soli o rimarremo sempre dei giusti che non hanno bisogno di Dio. Le nostre chiese, purtroppo, pullulano di giusti autoproclamatisi tali, che diventano un muro invalicabile per la misericordia, l’accoglienza e il perdono dell’altro. Gente che si ritiene tale e dunque, come il fratello maggiore della parabola, autorizzati a giudicare, a condannare, a disapprovare l’altro o i comportamenti dell’altro!

Come dice magnificamente Papa Francesco, dove c’è la maldicenza, il giudizio, la diceria, lì Dio non c’è. O come spesso afferma: “Ci sono persone che vivono parlando male del prossimo e costoro sono ipocriti , perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro difetti”. Anche San Giovanni Apostolo su questo punto è molto esplicito: “colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre” (cfr. 1Gv 9).

Pertanto, dice papa Francesco: “ogni volta che giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e peggio ancora, quando ne parliamo di questo con gli altri, siamo cristiani omicidi”. “Se parli male del fratello, uccidi il fratello”… “non c’è posto per le sfumature”. Chiunque giudica il proprio fratello, sta imitando “Caino, il primo omicida della Storia”. Ecco… il nostro Dio non è così! Come quel Padre, Dio ci attende… ci attende per abbracciarci e dirci: “guarda che non è mai troppo tardi per alzarti e risollevare la tua dignità… tu non sei mai in un così tale abisso da non poter ritornare a me, da non poterti fare abbracciare, da non poterti fare amare!”. Dio vuole la nostra felicità: quando riusciremo a convertirci a questo Dio che ci vuole felici?

Possiamo attraversare anche deserti… notti oscure… momenti senza risposte e senza uscita; Dio è lì, con me… nel fondo più fondo per risollevarmi e fare festa per me… con me! Nelle nostre notti, Dio è li in attesa di farci vedere l’aurora… Ogni notte è attesa del sole che sorge… e che non tarda a venire! È Cristo il sole che sorge per noi… è Cristo che ci viene ad abbracciare, come quel padre che dal terrazzo attende il figlio che arriva e si butta giù, come un bambino, per abbracciarlo… come quel pastore che va in cerca della pecora smarrita, lasciando le altre 99… e una volta ritrovata dice : “c’è una gioia incredibile quando tu vieni a me, quando serenamente ci incontriamo e tu capisci che io non ti condanno”.

Abbiamo bisogno tutti di capire che l’unica condanna a cui siamo posti da parte di Dio è l’Amore… noi siamo condannati ad essere amati… condannati ad essere perdonati! Noi siamo condannati alla gioia. E allora… se è tanto tempo che non mi avvicino al sacramento della riconciliazione,, chiediamoci: “perché non rialzarmi? Perché non andare da mio padre… farmi abbracciare da Lui… avvertire la gioia del suo amore che solleva e mi consola?”.

Noi non siamo il nostro peccato!!! Noi siamo qualcosa che può ancora e sempre sbocciare! La nostra fede non si fonda sulle nostre capacità, sulle nostre devozioni, sui nostri sforzi, ma sull’ostinazione di Dio che ci cerca. Quando, finalmente, le nostre comunità capiranno il Vangelo della misericordia… e, con semplicità, lo faranno diventare metro di giudizio del loro agire, la Chiesa tornerà a diventare faro che illumina il cammino degli uomini. Che il Dio della misericordia ci aiuti!

 

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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