NON SI CAPISCE PIÙ NIENTE!
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(XXII dom. t.o. – Mt 16, 21-27)
Succede di perdersi spesso e come!Ma smarrire è un conto, perdere è altro. Il vangelo oggi parla di perdere se stessi.
Mi perdo là dove penso di auto realizzarmi in ciò che faccio. Perdo me stesso come prete quando gestisco la mia parrocchia come un’azienda che si preoccupa di produrre iniziative… quando guardo al risultato in relazione alla legge dei grandi numeri (il numero delle persone che ho di fronte)… quando ambisco al potere, al gradino superiore, alla gerarchia come privilegio.
Perdo quando insegno a Dio come si fa Dio! Perdo me stesso quando mi gonfio e mi autocelebro degli incarichi che ho, dimenticando che l’unica cosa che serve è mettersi al servizio. Ci perdiamo spesso… eppure nel vangelo tante volte mi viene annunciato che Dio viene a cercarci, e anche quando ci si perde c’è sempre la possibilità di ritrovarsi.
Guardiamo a Pietro. La scorsa settimana Gesù lo dichiara beato per la sua professione di fede. Simone diventa pietra quando intuisce che Gesù è la strada che conduce al senso della vita… ma un attimo dopo… la scena cambia.
D’altronde non possiamo poi prendercela tanto con Pietro! C’è scritto in lungo e in largo nella Bibbia che il Messia dominerà da mare a mare fino ai confini della terra. Quindi quando Gesù comincia a parlare di croce e di sofferenza, di rinnegare se stessi e tutto quanto… non si capisce più niente! Questa pagina ascoltata è talmente dura da convincermi ancora una volta che il vangelo è autentico: nessuno scriverebbe un libro in cui racconta le sue pessime figure.
Gesù, ora, parla apertamente ai suoi discepoli del rischio che sta correndo e del fatto che la sua missione potrebbe portarlo al dono totale, alla consumazione, alla morte. Afferma che il suo non è un messianismo spettacolare, eclatante, stupefacente. Gesù dice di essere disposto a morire piuttosto che rinnegare il volto di Dio che egli è venuto a raccontare. Di più: amare come egli sta facendo richiede una buona dose di sopportazione alla sofferenza. Allora capite che il sorriso dei dodici si spegne, si respira imbarazzo, tutti si guardano sconcertati.
Sofferenza…morte… ma di cosa sta parlando il Maestro? Pietro interviene, prende da parte Gesù… prova a dargli consigli sul cosa… sul come… sul quando!!! Il primo discorso da Papa di Simone resterà nella storia: Pietro vuole insegnare a Dio come deve salvare il mondo. La reazione di Gesù nei confronti Pietro è durissima: tu ragioni come il mondo, non sei ancora discepolo, il tuo parlare è demoniaco.
Anzi, per la precisione, l’ammonimento che Gesù rivolge a Pietro è «passa dietro di me, Satana», cioè segui i miei passi, la mia logica, converti il tuo pensiero demoniaco, pensiero scissionista. Gesù ama Pietro, lo ha appena investito di un compito fondamentale.
Eppure lo richiama, lo rimprovera duramente, perché amare significa, talvolta, prendere di petto, come in questo caso. È straordinaria questa inaudita libertà di Gesù che non sceglie il responsabile dei discepoli tra i migliori, ma tra i più autentici. Geremia, nella prima lettura, si lamenta con Dio. Lui voleva fare il profeta di buone notizie… ma tutti lo odiano, anche i suoi familiari. Geremia vorrebbe lasciare, ma riflette e ritorna alla fiamma che l’ha sedotto!
Quando mettiamo noi stessi al posto di Dio, della fiamma… facciamo come Pietro e ci allontaniamo dal cammino. Chiediamoci se siamo ancora dietro a Cristo. Se mi alzo e mi corico triste a che giova la vita che conduco? Se cerco la mia felicità in cose effimere e temporali… cosa mi resterà del mio vissuto? Pensiamoci!
Ma di che la vogliamo riempire la nostra vita? “È Gesù che cercate quando sognate la felicità!” disse Giovanni Paolo II ai giovani di Tor Vergata… e a Madrid Benedetto XVI ha ribadito ancora una volta di essere “Radicati in Cristo e Saldi nella fede”… per testimoniare al mondo che il Vangelo è possibile!!! Che lì risiede la vera gioia… e l’andare contro corrente è abbracciare Lui, “Cristo”… l’unico capace di dare senso alla nostra vita! Lui solo è il maestro da ascoltare e seguire.
La condizione per seguire Gesù è chiara: finché pensi solo alle tue ambizioni, finché metti te stesso al centro dell’universo puoi continuare a frequentare la chiesa anche ogni giorno, riempirti di rosari e buone intenzioni, confessioni e catechesi… puoi addirittura farti prete… e perdere te stesso! Quando scegli la via dell’amore e non del potere… allora ritrovi te stesso… ed è bellissimo! Altre strade promettono senza mantenere! E Pietro, cambia idea! Guarda l’amore, non il dolore!
Il discepolo, come il Maestro, è chiamato ad amare fino a perdersi. Realizzi te stesso se la tua vita diventa dono, apertura, accoglienza! È il paradosso del ritrovarsi, perdendosi per gli altri. Jovanotti mi sembra dica in una sua canzone qualcosa che ha a che fare con quanto stiamo dicendo: “Considerando che l’amore non ha prezzo sono disposto a tutto per averne un po’, considerando che l’amore non ha prezzo lo pagherò offrendo tutto l’amore, tutto l’amore che ho”. E allora Signore Gesù, mi rimetto dietro a te… e la gioia di seguirti mi da pace!