OLTRE LA NUBE…

(II domenica di Quaresima – Mt 17, 1-9)

Dal deserto alla luce… ecco il passaggio immediato che la quaresima ci fa compiere in questa seconda domenica! Qui troviamo delineato il nostro cammino di fede. Se fra voi c’è qualcuno che come me ha avuto la grazia di visitare la Terra Santa, ricorderà il fascino del Monte Tabor: il monte della Trasfigurazione, un luogo di pace e silenzio avvolto nella meravigliosa pianura di Esdralon.

Sembra quasi un tabernacolo, posto in alto, vicino a Dio! Lì, il silenzio della preghiera, è interrotto solo dal vento, che solitamente soffia fuori dal Santuario, quasi  un canto interiore… il solo che si può udire. Partiamo da qui… regaliamoci un tempo di silenzio nel frastuono delle nostre città, un tempo di pace alla  presenza dello Spirito. Lasciato il deserto, dove abbiamo preso coscienza della forza seduttrice delle tentazioni… la liturgia ci porta in alto per ricordare a tutti dov’è la meta!

Ma il deserto non è solo tentazione… digiuno… penitenza. Il deserto è anche il luogo della totale dipendenza da Dio… perché è il luogo dell’assenza di tutto! Nel deserto Israele ha sperimentato l’azione provvidente di Dio! Da lì il popolo si muove presso la terra promessa… solo quando la nube si sposta! Lì il popolo mangia… quando Dio gli dà la manna! Lì il popolo beve… quando Dio farà scaturire acqua dalla roccia! Nel deserto Dio basta! “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”(Salmo 22).

Nel deserto Dio provvede… Il Tabor, col suo fascino, ci ricorda che  il tempo con Dio non è misurabile, si dilata. E anche solo un istante può profumare d’eternità. Dunque, saliamo sul Tabor! È un regalo che non ti fa nessuno, te lo devi scegliere. Se ti è impossibile basta anche camera tua, il tuo balcone, la tua chiesa, il tuo parco, persino la tua piazza, purché sia sull’orlo del cielo! Mi incammino come se fossi uno dei tre… Gesù davanti a noi.

Perché quei tre? Privilegiati? Stando a ciò che di loro dicono i vangeli, quei tre sono piantagrane, danno spesso dei problemi. Saranno loro a mormorare su chi è il più grande, su chi deve sedere alla destra o alla sinistra. Forse è per questo che mi trovo a mio agio. Forse è per questo che il Signore ha acconsentito affinché potessi seguirli pure io. Anch’io mi sento inaffidabile. Ti ho tradito così tanto Maestro! Cammino in silenzio.

Su quel monte accade l’inaspettato. La luce che brilla, riempie, avvolge, riscalda, rischiara, illumina. “Il suo volto brillò come il sole”… Volto di innamorato… perché è l’amore che rende belli… che fa brillare… che illumina!

È  un assaggio della Risurrezione, quando il Padre mostrerà al mondo che è l’amore l’ultima parola. Quando si è innamorati, la bellezza si vede. Tutto brilla di luce. Siamo condotti sul Tabor per fare esperienza del bello, noi che spesso siamo travolti dall’orrido! Spaventa vedere in giro tanta bruttezza! Ma oggi… al Tabor, ci viene detto che c’è una bellezza che permane perché è eterna! Sul Tabor… Pietro, Giacomo e Giovanni vedono Gesù con sguardo nuovo… lo vedono… lo ritrovano al di la della nube che mette paura! Ecco il nostro Dio… un padre presente in ogni difficoltà, per ricordare a me e a voi, che la nube ha un tempo limitato.

È la luce l’ultima parola. Dal monte però si scende… si ritorna alla quotidianità e porto con me quei momenti, chiedendomi giorno per giorno… istante per istante se sto regalando bellezza… se il mio incontro ordinario con le persone è avvolto dalla bellezza, se il mio celebrare l’eucaristia comunica bellezza. I silenzi, i canti, le processioni, gli inchini del corpo e le mani allargate, le mie labbra e il mio volto, le mie parole e le mie espressioni… comunicano bellezza?

Impariamo in questi giorni a leggere la bellezza intorno a noi… oltre le ombre. E poi… nella luce di Cristo, leggere la bellezza… anche la mia… la tua, oltre ogni ombra. Al Tabor il Padre domanda di ascoltare Gesù. Una nube li avvolse… e alla fine… alzando gli occhi… Pietro, Giacomo e Giovanni non videro nessuno, se non Gesù solo. E non è cosa da poco!  Scendo dal mio Tabor solo con te Maestro. E alla fine di questi quaranta giorni… mi ritrovo con te solo.

È quello che dobbiamo desiderare! Ne avremmo fatta di strada… magari avremo anche sperimentato cadute e fallimenti. Non importa… rialziamoci sempre e camminiamo… per poter dire alla fine… ce l’ho fatta maestro… sono qui davanti a te…

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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