PASSÒ UN SAMARITANO E SI PRESE CURA…

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 (XV dom.t.o. – Lc 10, 25-37)

Sottotitolo: Posso togliere qualcuno dalla lista?

Ecco la grande domanda: Cosa significa davvero amare il prossimo?! È un dottore della legge a farla… uno di quelli che pensa già di sapere la risposta.

Naturalmente, lo sappiamo gia, è una domanda per porre un tranello al maestro… per metterlo in difficoltà! Tuttavia, come fa spesso, Gesù risponde ponendo una domanda: “Cosa sta scritto?”. E questa è già una risposta: è nella scrittura, che trovo la risposta ad ogni mio interrogativo… ogni mia domanda, ogni mio dubbio, ogni mio tentennamento. Ogni mio dolore abita nella scrittura e li… trova il senso… il percorso… la luce.

“Cosa sta scritto?” ripete a noi il Signore… e la risposta anche oggi è la stessa: “Amerai”.

Si… perché il verbo amare si coniuga con la vita… nella concretezza… nei gesti che dicono l’Amore. Papa Francesco ha confidato che nel sacramento della confessione lui pone solo tre domande: fai l’elemosina?

E quando la fai, guardi negli occhi di chi ti sta innanzi? E quando la doni… tocchi la sua mano? e poi aggiunge… tocca la sua mano, perché così toccherai la carne di Cristo. Capite? Questo è coniugare il verbo “Amare”.

Facile pronunciarlo con le labbra… altro è coniugarlo con la vita! Quanta fatica… quanta resistenza a quello che poi è il verbo che dice del cristiano: AMARE! Ma il vangelo continua e il dottore della legge pone ancora una domanda: “Chi è il mio prossimo?”, che oggi equivale a chiedersi: “posso togliere qualcuno dalla lista di coloro che sono chiamato ad amare… posso porre dei limiti a questo invito, posso frenare questa urgenza di dilatare il cuore, visto che le mie risorse sono finite, il mio tempo si è ridotto… le mie energie si sono esaurite?”. La risposta di Gesù va in una direzione ben precisa: raccontando la parabola del buon samaritano egli ci istruisce su almeno due cose. La prima è che “amare” è un verbo dell’azione, non dei ragionamenti, dei calcoli, dell’impulso. L’amore si vive… non si discute.

L’amore ci muove e noi lo lasciamo fare. La seconda è che non possiamo più chiederci se l’amore ci viene incontro come dono o come richiesta, se viene prima l’amore di Dio nei nostri confronti o il nostro amore verso il prossimo. L’amore è uno e uno soltanto! E il buon samaritano ci insegna che ciò che conta è saperlo accogliere nella forma in cui si manifesta, sia nella forma del dono che nella forma del comando.

Senza amore, la vita non ha significato. Papa Francesco, citando Don Tonino Bello, ci ha ricordato che “chi non vive per servire, non serve per vivere!”. E allora: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…”. In questo versetto c’è tutta la storia dell’umanità!

Un uomo: non sappiamo il suo nome, ma sappiamo il suo volto: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra, non ce la fa. Il mondo intero passa per la strada che va da Gerusalemme a Gerico. Nessuno può dire: io faccio un’altra strada. Scendiamo tutti da Gerusalemme a Gerico… un lungo tragitto, quasi trenta chilometri… in cui possiamo incappare in dei briganti.

Possiamo essere percossi tutti, in tempi diversi della vita… forse anche adesso tante persone lo sono… percossi, schiacciati, umiliati, derubati, ignorati! Quante volte, in momenti del genere ci siamo chiesti: “Dio dov’è?”. Probabilmente se oggi ponessimo questa domanda a Gesù, ci risponderebbe: “Cosa c’è scritto?”… e nella parola di oggi c’è scritto… “passò un samaritano…”. È lui… Dio… Dio che passa nella mia vita.

È lui… c’è… e si prende cura di me! Dio è quello che ci vede ma non passa oltre. Il sacerdote e il levita (che vanno al tempio per il culto)… quelli si: passano oltre. Ed anche qui, la storia si ripete… quanti cultuanti in giro… quanti addetti del sacro, che parlano bene sull’amore, ma non riescono a passare dalla teoria alla pratica!

“Chi è il mio prossimo?” chiede per giustificarsi il dottore della legge. Il problema non è sapere chi è? Il prossimo lo abbiamo davanti ai nostri occhi sempre… è quel qualcuno di cui sai di doverti prendere cura!!! Il problema invece è quello che Gesù pone poi alla fine, ribaltando l’interrogativo: “chi di questi si è fatto prossimo a colui che è incappato in dei briganti!”. Ecco il problema: quando io, tu… ci facciamo prossimi all’altro?

Quando sappiamo vedere e non passare oltre! In questa settimana fermiamoci un attimo e chiediamoci: come posso farmi prossimo all’altro? Come posso farmi vicino… prendermi cura di qualcuno che magari è da una vita con me? Come posso prendermi cura di mio marito, di mia moglie, dei miei figli, di mio padre, mia madre, di mio fratello, sorella, amico… come posso prendermi cura!!! Il prossimo c’è… nel prossimo incappiamo sempre… in ogni istante.

Oggi Gesù ripete a me sacerdote… e a voi: “Amerai”… in un futuro che non finisce mai! L’appuntamento con Dio è sulla strada di Gerico. È un illusione pensare di poter amare Dio senza amare il prossimo! Concludo: Giunto al samaritano, Il racconto di Luca mette in fila dieci verbi per descrivere l’amore: lo vide, si mosse a pietà, si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò… fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò…

Questo è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti, per tutti, perché l’uomo sia promosso a uomo, perché la terra sia abitata da “prossimi”, non da avversari. “Percorri l’uomo e arriverai a Di”o (Sant’Agostino)… e allora: Ama il prossimo tuo… ama i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, che hanno pagato per te. Impariamo l’amore dall’amore ricevuto. Diventiamo anche noi samaritani.

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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