“PERDEREMO IL SONNO… MA NON LA VITA!”

ventiquattresima domenica tempo ordinario anno liturgico 2020
ventiquattresima domenica tempo ordinario anno liturgico 2020

(XXIV DOM.T.O. – MC 8,27-35)

Domenica scorsa Gesù ha preso in disparte il sordomuto per guarirlo, oggi è Pietro che prende in disparte Gesù.

Ma andiamo con ordine. Cosa è successo? Gesù è per via e interroga i discepoli. Gia subito mi sono chiesto: perché Gesù interrogava i discepoli e li interrogava per via? La prima risposta che mi viene è che, la chiesa è il popolo che cammina e annuncia con la vita… dunque è fuori che ci collochiamo! Siamo noi, oggi, i discepoli… e siamo sempre per via, chiamati ad annunciare la nostra fede con le opere, come ci esorta l’apostolo Giacomo. Anche oggi Gesù si fa compagno di viaggio e ci interroga.

E su cosa li interrogava? Addirittura sulla sua identità: “La gente chi dice che sia il figlio dell’uomo? E voi chi dite che io sia?”. Come dovettero farlo i suoi contemporanei, così continuarono a farlo tutti coloro che vennero in seguito. E i secoli continuano ad interrogarsi su quel personaggio – l’unico – che è uomo e Dio allo stesso tempo. E non smetteranno mai! Perché Gesù fa questa domanda? Non certo per fare un sondaggio d’opinione… lo fa per far comprendere quanto sia importante conoscere la sua vera identità e suscitare la giusta risposta. “Voi, chi dite che io sia?”. Voi che mi avete conosciuto da vicino, avete condiviso la mia vita giorno e notte, dopo aver lasciato casa, barca e padre! Gesù interrogava tutti, dai notabili alla gente del popolo. Ognuno si pronunciava a modo suo.

Chi era Gesù per gli oppositori? Per gli anziani del popolo, sommi sacerdoti, scribi e farisei era un continuo scandalo: “ma chi è mai costui che mangia con i pubblicani e i peccatori… non osserva il riposo sabbatico, non digiuna con i suoi discepoli?”.

Ma anche: “chi è mai costui che rimette i peccati, sgrida il vento e la tempesta e questi obbediscono, fa retrocedere la morte, guarisce malati e libera indemoniati?”. Lo osservavano giorno e notte con la lente di ingrandimento e attraverso il filtro della legge che conoscevano nei minimi dettagli… ma Gesù non l’hanno riconosciuto e tantomeno accettato.

Chi era Gesù per la folla? Certamente un grande profeta… un uomo che compiva grandi prodigi… che sfamava 5000 persone con cinque pani e due pesci…ma non riuscivano a scorgere altro. Chi era Gesù per i discepoli? Era il loro Maestro e Signore per il quale avevano lasciato ogni cosa per seguirlo… ma anche loro avevano capito poco! Si aspettavano ancora un Messia liberatore di Israele.

Ma questa volta Pietro dà una risposta perfetta… teologicamente perfetta! “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”, che lo fa definire beato da Gesù stesso: “Beato te Simone, perché né la carne, né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. E per ognuno di noi, chi è Gesù Cristo? Il Salvatore, l’amico, il fratello… Colui che è presente nella nostra vita, ogni giorno? O un personaggio qualunque vissuto duemila anni fa e niente più?

È vivo oggi o appartiene al passato? Quando abbiamo avuto consapevolezza che è veramente vivo nella nostra… nella mia vita? E alla fine il vangelo di oggi si conclude con: “Chi vuol salvare la propria vita – chi vuole vivere solo per sé, egoisticamente, mondanamente… – la perderà”, non va da nessuna parte! “Chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”. Cioè la realizzerà pienamente su questa terra e nella gioia e beatitudine eterna. Come perdere, donare, impiegare la propria vita?

Quale azioni posso compiere per amore al Signore e come impegno e amore per gli altri, nella famiglia, nella comunità cristiana, nella vita della nostra società?

Voglio concludere con alcune parole che don Tonino Bello, il vescovo santo (speriamo al più presto) di Molfetta rivolse ai giovani della sua diocesi:

“La vita giocatevela bene, non bruciatela Ragazzi, ragazze, questo io vorrei dirvi: la vita giocatevela bene… non perché la si vive soltanto una volta… ma giocatevela bene perché… qualche volta voi sapete che rischio correte? Che in questa vostra smania di libertà, di grandezza, di orizzonti larghi, invece che raggiungere gli orizzonti larghi vi incastrate nei blocchi… Qualche volta noi corriamo proprio questo rischio: andiamo alla ricerca di obiettivi che pensiamo ci debbano liberare e invece ci danno proprio la prigione… Vivetela bene la vostra vita, perché vi capita di viverla una volta soltanto… non bruciatela! E’ splendido, soprattutto se voi la vostra vita la mettete al servizio degli altri… non è la conclusione moraleggiante di un vescovo di passaggio che viene a rifilarvi degli scampoli di omelia che non è riuscito a riciclare in chiesa e allora… tutte le fettuccine che gli sono rimaste viene a darle qui… no no… Sto dicendo davvero! Questo è un fatto umano che vi dà una grande voglia di vivere. Io sono convinto che se voi la vostra vita la spendete per gli altri, la mettete a disposizione degli altri, voi non la perdete! Perderete il sonno, ma non la vita! La vita è diversa dal sonno. Perderete il denaro, ma non la vita! La vita è diversa dal denaro. Perderete la quiete, ma non la vita! La vita travalica la quiete, soprattutto la quiete sonnolenta ruminante del gregge… Perderete tantissime cose… Perderete la salute, ma non la vita!”

(don Tonino Bello)

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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