“PIEDI A TERRA E CUORE VERSO IL CIELO!”

ascensione del signore
ascensione del signore

(Ascensione del Signore Lc 24,46-53)

In un mondo che ci invita a guardare dappertutto tranne che in cielo, l’Ascensione diventa davvero opportunità. Luca , quasi come un artista, ci presenta con varie pennellate, un racconto fatto di segni celesti: la nube, gli angeli, il cielo e Gesù che sale.

La nube lo sottrae agli sguardi dei suoi… quella stessa nube, sarà cavalcata dal maestro quando ritornerà. Ed allora sarà la realizzazione della profezia di Daniele che parla del figlio dell’uomo (il Messia atteso) che verrà cavalcando le nubi del cielo.

Sarà il momento in cui tutti lo riconosceranno! Segni celesti, dunque, ma anche segni escatologici. Ma qui c’è anche il segno della gloria divina, come ci narra il libro dell’Esodo, quando ci narra della colonna di fuoco (nube) che guidava gli israeliti nel deserto.

Una domanda: Perché dopo quaranta giorni, è necessario che vada?

Perché andar via e lasciarci orfani… privati della sua presenza? Non poteva restare, visto che dopo la resurrezione si è trattenuto fra noi per quaranta giorni? Ma no… niente da fare… e Gesù stesso lo dirà ai suoi. “È bene per voi che me ne vada, perché se non me ne vado non verrà a voi il consolatore” (Gv 16,7).

E poi quasi a rassicurare i suoi: “Pregherò il Padre, affinché egli vi dia un altro Consolatore che rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16).

Ecco spiegato… è meglio, dice Gesù, anche per noi… e non solo per i suoi di allora! La conoscenza nello Spirito, sarà più perfetta che quella fisica! D’altra parte, gli stessi apostoli, che sono stati con Lui… lo avevano conosciuto poco!

Questa Solennità, ci invita a pensare ad altro ancora: anche Gesù ha avuto un tempo preciso e determinato su questa terra per compiere il progetto del Padre… e così è anche per noi! A ciascuno viene assegnato un tempo e uno spazio entro cui realizzare il disegno dell’Eterno! Tutto si decide qui ed ora… la vita è una sola! Ho solo questa opportunità… la vita è come un soffio che possiamo trasformare come brezza leggera che accarezza i cuori!

Siamo esseri finiti… ma aspiriamo all’infinito. Ci è dato in questo tempo, di costruire la nostra vita giorno dopo giorno. In bene o in male! Ogni vita umana è un sì a qualcuno. Se non è a Dio, sarà a qualcun altro, ma ci sarà sempre questo assenso da dare. Anzi ogni vita è fatta di migliaia di si e migliaia di no! Siamo sempre noi a decidere a chi dare il nostro assenso. Concludo: L’ascensione è il mistero che ci ricorda che dobbiamo stare con i piedi sulla terra (fino a quando ci sarà concesso…) e con lo sguardo rivolto verso il cielo. “Uomini di Galilea perché state a guardare verso il cielo?”… è una domanda che chiede anche a noi, oggi, una risposta!

Noi guardiamo verso il cielo… perché vogliamo fare della nostra vita un mistero di preghiera e di contemplazione, certo… ma questa liturgia ci ricorda, che il frutto della preghiera si realizza nella azione che sia fa evangelizzazione. È necessario nel tempo della chiesa accogliere l’invito del risorto: “Andate ed annunciate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”. È questa la nostra missione… non è questo il tempo del riposo.

Gli apostoli hanno compreso la lezione dei due uomini vestiti in bianche vesti… e si sono mossi… non si sono dati soste… né si sono risparmiati o giocato al ribasso! Hanno dato la vita per questo invito. A questo proposito, il vangelo di Marco conclude dicendo: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Mc 16,20).

L’evangelizzazione diventava così il primo e più importante impegno degli apostoli, un impegno sostenuto però dalla preghiera. Questo modo di vivere degli apostoli, traccia per noi il modello del nostro voler essere discepoli del risorto. Dobbiamo continuare l’opera da loro iniziata… riscoprire come loro, la gioia dello stare insieme… pregare insieme. In parole chiare… dobbiamo saper coniugare le attività pastorali con la contemplazione.

Troppo spesso rischiamo di moltiplicare gli impegni… gli incontri… le programmazioni, fino a sfociare in un attivismo frenetico che ci fa perdere di vista la necessità di fermarci con Lui che è l’essenza di un annuncio che abbia contenuto.

Certo, penso che se oggi quegli angeli dovessero apparire a noi, ci rimprovererebbero non il guardare il cielo, ma lo stare troppo attaccati alle cose della terra. Ristabiliamo un giusto equilibrio… piedi a terra e occhi dell’anima costantemente rivolti verso il cielo.

Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di portare a tutti, la gioia dell’essere suoi discepoli… discepoli che camminano su questa terra ma con i cuori rivolti al cielo.

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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