QUARESIMA… PER TORNARE AD AMARE

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Mercoledì delle ceneri 2019

Fra il Carnevale e La Pasqua, si inserisce la Quaresima. Il Carnevale, secondo una vecchia etimologia, significherebbe “il contrario, il rovescio, ciò che è contrapposto”.

È il tempo delle maschere e dei giochi. Nascosto dietro una maschera che indossa, l’uomo si sente per un po’ di tempo, libero da tutte le regole che la società gli ha impostolibero di mangiare a dismisura, di festeggiare ad oltranza, di ridere e scherzare senza che nessuno ne scopra l’identità.

Anche la Pasqua è una festa: per il popolo del Nazareno è la festa delle feste. L’uomo, morto, un giorno potrà risorgere: proprio come il suo Dio. Una festa senza maschere, a volto scoperto, nudi sotto il Cielo. Tra il Carnevale e la Pasqua, la Quaresima: la possibilità, sempre fallibile e sempre a portata di mano, di fare festa togliendo la maschera e contemplandosi alla luce della Risurrezione.

Fare Quaresima è, dunque, lavorare per sottrazione: sottrarre l’inutile per far apparire il necessario. Togli la maschera e, senza trucco alcuno, trovi la risposta alla domanda delle domande: “Chi sono io?”. Nello spazio del deserto: il luogo per eccellenza della Quaresima, lo spazio delle tentazioni vinte, la Quaresima diviene così il laboratorio nel quale l’inutile diventa polvere.

Quaranta giorni a disposizione per denudarsi dell’inutile, per prendere le maschere e rimetterle in soffitta, per sciacquarsi con acqua e ceneregli ingredienti di inizio e fine della Quaresimatutto il corpoe splendere appieno, una volta sottratto l’inutile.

Carnevale è un passaggio momentaneo, forse necessario, anche salutare: ogni tanto è bene sfiatare le botti, altrimenti rischiano di scoppiare. Quando la vita intera, però, diventa un carnevale… rimane traccia di un unico dubbio: cosa sto facendo della mia vita?

E allora questi giorni che stasera iniziamo, diventano salutare sosta per riprendere le redini in mano e spiccare il volo. Non deve stupirci se il cammino che ci viene mostrato per arrivare a questa vetta, sia tanto antico quanto il suo vangelo.

Penitenza, digiuno, privazioni,  elemosina, pentimento, preghierae per finire, la cenere! Sono cose già sentite… le stesse dell’anno scorso e di tutti gli anni passati… ma attenzione: se il programma è lo stesso, il cammino è completamente nuovo, esclusivo e appassionante. Tanto nuovo ed esclusivo che ciascuno lo può percorrere con il suo stile, le sue peculiarità, i suoi progetti, le sue possibilità e le sue difficoltà. Nello sforzo non siamo soli, ma in compagnia, con l’incoraggiamento, l’appoggio e in comunione con tutta la Chiesa che percorre insieme a noi il cammino pasquale.

E, naturalmente, con il Signore, che ci precede, segnando il passo. Ascoltiamo le parole del profeta che ci invita aritornare al Signore con tutto il cuore”, “a tornare al Signore nostro Dio, che è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza”.

Chiediamo con insistenza al Signore che cambi il nostro cuore di pietra in un “cuore nuovo, per provare di nuovo la gioia di essere salvati”. Prestiamo attenzione all’esortazione dell’apostolo e “non accogliamo invano questo tempo di grazia e di salvezza”, Durante questi quaranta giorni che cominciamo oggi, viviamo il programma del vangelo con sincerità e autenticità. Preghieraviviamo la preghiera come un incontro profondo con Dio e con noi stessi.

Mettiamoci in attento ascolto della sua parola: nel silenzio e nel canto; in privato e in comunione con la Chiesa; in dialogo personale e nella meditazione liturgica. Digiunonon solo quello del venerdì santo, ma anche quello volontario in molte altre occasioni: Digiuno di parole negative, giudizi, pettegolezzi, maldicenze… per dire parole gentili.

Digiuno di malcontento e lamentele… per riempirci di gioia e gratitudine.

Digiuno di rabbia e rancori… per disintossicarci l’anima. Digiuno di pessimismo… per riempirsi di speranza e ottimismo.  Digiuno di amarezza e tristezza per riempire il cuore di gioia. Digiuno di egoismo per riempirsi di  condivisione e compassione per gli altri.

Digiuno di mancanza di perdono per riempirsi di riconciliazione e pace. Digiuno di parole e riempirsi di silenzio per ascoltare gli altri…  Elemosina… che non risiede unicamente in uno spicciolo donato, per far tacere la coscienza… ma molto di più: è Sorridere comunque e sempre… è Ringraziare anche quando pensiamo che non vada fatto… è Ricordare all’altro che gli vuoi bene…
è Salutare con gioia le persone che vedi ogni giorno….  è Ascoltare la storia dell’altro, senza processo, con amore… è Stare attento a chi ha bisogno di te… è Riconoscere il bello e il buono che c’è nell’altro… è Condividere con chi è nel bisogno… è Pulire ciò che si è sporcato a casa… è Aiutare gli altri a superare gli ostacoli… è Telefonare o visitare di più genitori, nonni…

E tutto questo… farlo  con il volto allegro, con il cuore gioioso, con l’anima piena di gratitudine a Dio che ci offre questo tempo di grazia e di salvezza. Buon cammino

 

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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