QUEL SABATO A CAFARNAO

(IV dom.t.o.Mc 1, 21-28)
Siamo di nuovo sulle rive del Lago di Tiberiade, e precisamente a Cafarnao, importante paesino della Galilea dove si è trasferito Gesù, ospite della casa di Simon Pietro, a due passi dalla sinagoga del paese.
Come ogni sabato, a Cafarnao, tutti frequentano la sinagoga, ma questa è la prima occasione con Gesù. Marco, l’evangelista che mette in ordine il racconto di Pietro, ci parla di cosa accadde quel giorno.
Era un sabato… e a turno un adulto giudeo era incaricato di leggere le pagine della Scrittura, così come accadeva di ascoltare i commenti alle pagine bibliche. Questa volta c’è però una parola nuova. Il nuovo irrompe nel tempio, e gli uditori se ne accorgono. “Un insegnamento nuovo, dato con autorità”. Nuovo da lasciare un gusto in bocca. Nuovo come una parola che mai si era udita… che riscalda il cuore… rinfranca… tira fuori!
Probabilmente Gesù non si è limitato a citare commenti di altri rabbini… ma Lui, la Parola, si fa suono, voce, poesia, incanto. Una parola nuova che scombina l’ordine e la calma piatta che regnano nella sinagoga… e quel giorno, nella sinagoga, quella parola scuote, irrompe, turba! C’è un uomo che, come tutti gli altri, frequenta la sinagoga. Prima di allora la Scrittura non aveva mai toccato i suoi mali: questa volta è diverso.
Gesù parla, colpisce al cuore, e il male viene in superficie. Questo comporta l’ascolto della Parola! Se ascoltando il vangelo la reazione è calma piatta e rassicurazione, se la Parola non viene a mettere a soqquadro le nostre sicurezze, a rivoluzionare i nostri modi di pensare, a mettere a nudo ciò che ancora non ci fa essere e vivere da uomini nuovi… se alla Parola e al commento di essa non segue in me alcun sussulto interiore, allora la mia fede è paralizzata… ferma ed inchiodata è la mia conversione!
Qualcosa dentro me deve gridare: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?”. Gesù nella sinagoga non fa magie, non dice formule magiche per estirpare il diavolo da quell’uomo. Nessuna strana guarigione. Quell’uomo ascolta una parola che lo mette di fronte a se stesso e alle forze che lo tengono lontano dalla vita. Proviamo anche noi a chiedercelo: Cosa mi tiene lontano dalla vita in questo tempo? Forse la mia gelosia, le mie invidie, le mie dicerie, il mio chiacchiericcio, il mio egoismo, la mia paura della diversità, la mia idolatria del denaro, il mio successo personale a scapito del mio vicino?
Ecco: la parola è nuova per me se mi mette con le spalle al muro. Sì, perché Gesù vuole centrare eccome con la nostra vita! Mentre noi lo vogliamo lasciare fuori: che c’entri con noi? Ok, vengo a Messa, porto i bimbi al catechismo… voglio finanche fare una buona offerta… però che c’entri con la mia vita? Con l’educazione dei miei figli, con l’economia e la politica, i piani regolatori e la giustizia sociale?
Insomma… quell’uomo i sabato precedenti si ascoltava bello bello la Scrittura senza scomporsi, perché neppure l’ombra di un rabbino aveva mai insinuato che c’entrasse con la sua vita e che quindi venisse a scoperchiare i suoi mali. Le forze del male non si annidano fuori dalla sinagoga ma dentro, neppure fuori dall’uomo, ma dentro. Non andiamo a cercare il male altrove: scoviamolo tra i banchi delle nostre chiese, quando se ne sta seduto ad ascoltare il vangelo. Pizzichiamolo mentre s’inginocchia davanti al Santissimo Sacramento o s’inchina per incensare la reliquia del santo patrono.
Non andiamo altrove a scovare il male, rintracciamolo dentro di noi. Là dove c’è qualche ambito della vita dove non abbiamo alcuna intenzione di fare entrare la novità del Regno di Dio, là dove lasciamo fuori dalla porta la nostra fede domenicale, là dove Cristo non è di casa e siamo noi a regnare indisturbati. Gesù viene…e pronuncia oggi… per me… parole nuove per tirarmi fuori dalle acque del male e liberare la mia libertà! “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo!”. Nei giorni che verranno… chiediamo al Signore, di pronunciare per me una parola nuova… “dì soltanto una parola…”. Entra in ogni dove della mia vita, nei vicoli contorti del mio vissuto! Entra, scardina, rivoluziona, pulisci, estirpa, metti a tacere! Vieni e rendimi nuovo.
Come il tuo insegnamento. Come te, Gesù.