“SE TU SQUARCIASSI I CIELI E SCENDESSI…”
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(I domenica di Avvento – Mc 13,33-37)
“Ecco, viene il Signore”… è l’annuncio di una attesa che si fa speranza… gioia: è il tempo dei cercatori di Dio… ed è il tempo di un Dio che ci cerca e ci viene incontro! Siamo in Avvento: inizia per noi un nuovo anno liturgico… e lo facciamo in compagnia di Marco… il giovinetto che ha seguito Gesù a Gerusalemme e che, dopo la morte di Lui, ha seguito dapprima Paolo e poi Pietro.
Un vangelo, il suo, scritto per la comunità di Roma, con un linguaggio asciutto e povero, ricco di traduzione di termini ebraici e denso di sfumature. In sua compagnia, iniziamo, oggi, il tempo di preparazione al Natale.
Riflettevo, in questi giorni, su quanti Natali ho preparato e vissuto in questa mia vita movimentata. E sono ancora qui, non a far finta che Gesù nasca, ma per lasciarlo ancora nascere nella mia vita. Speriamo! C’è tanto scoraggiamento in giro… tanto sconforto.
Tanti vivono momenti terribili… di lavoro che non c’è… di figli che non arrivano… di tragedie e distacchi improvvisi che non trovano risposta. Ho paura del fatto che tanti si stanno ammuffendo in una fede che non riescono a scuotere… e tuttavia, per fortuna, scopro altrettanti che si pongono veramente alla ricerca di Dio. Fatichiamo, c’è poco da aggiungere! Abbiamo bisogno di dare un senso a questa nostra esistenza.
Avete ascoltato la prima lettura? (Is 63,16-17.19; 64,2-7). Il popolo è da tempo in esilio in Babilonia. Lo scoraggiamento è alle stelle: sembrano svanite tutte le promesse rivolte ai padri. L’esilio è per gli israeliti il tempo dell’assenza… della lontananza di Dio. Nessuno sa più dire Dio e Isaia osa… bello il suo grido: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”… grido che si fa invocazione… attesa!
E Dio non manca di ascoltare… e “il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. L’Avvento è questa attesa… tempo di nomadi… di incamminati… di cercatori! L’avvento ci insegna che cosa fare: “andare incontro”… e il vangelo di questa prima domenica, ci dice come farlo, con due atteggiamenti: “vegliate e fate attenzione”. “Fate attenzione”. Come è spesso distratta la nostra vita: facciamo una cosa mentre pensiamo un’altra… parliamo poco e male con e delle persone… gesti senz’anima, parole senza cuore. Vivere con attenzione, diventa così, l’altro nome dell’Avvento.
Ma attenti a che cosa? Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute e alla ricchezza dei loro doni. Il secondo verbo: “vegliate”. Contro la vita sonnolenta, contro il lasciarsi andare.
È il vegliare di chi nella notte scruta le prime luci dell’alba… è il vegliare di chi fa molta attenzione alle persone… il vegliare di chi si fa prossimo all’altro facendosi carico delle sue debolezze. La Chiesa, oggi, ci offre questo tempo. Preghiamo… invochiamolo come i primi cristiani: “Maranatha”… “Vieni!” sarebbe bello se facessimo nostra, in questo tempo, la preghiera del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore… Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi… Davanti a te sussulterebbero i monti”.
Siamo qui per darci un mese di sveglia interiore, per far nascere (ancora e ancora) Dio in noi… e così, nascerà “ancora” se decidiamo di ribellarci ad una fede esteriore e tiepida. Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi.
Ritorniamo alla lettura della Parola di Dio.
Come sarebbe efficace se tutti, ogni giorno, leggessimo la Bibbia. È difficile?
Direi proprio di no! Basterebbe “sacrificare” qualche momento della televisione, che ci annebbia l’anima, e fare spazio a Dio che, nella Sacra Scrittura, ci parla. Capiremmo il Natale… quello vero! Non quello che ha trasformato il ricordo della nascita di Gesù, nella festa dell’ idolatria dei doni, e magari dimenticandoci di chi non conosce neppure il necessario. Un dono diverso, a Natale, sarebbe il modo più bello di annunziare che Dio è vicino a tutti: nasce per tutti. Impossibile?
Beh… e se provassimo a non ripetere la storia del rifiuto e delle porte chiuse, come avvenne per Maria, una donna incinta, e Giuseppe: “Per loro non c’era posto!”? Non è il regalo che ci fa buoni, ma è farsi dono che ci fa conoscere l’amore e suscita la gioia. Avvento: tempo di attesa. Non sei tu che attendi, è il Signore che attende te. Non mancare alla sua presenza e Lui non mancherà a te. Buon cammino.