“SOLO L’AMORE CAMBIA LA VITA”
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(V domenica di Pasqua – Gv 13,31-35)
Abbiamo imparato, in queste domeniche ad incontrare Gesù Risorto: ora nel cenacolo, poi sulla via di Emmaus… poi sul mare di Tiberiade.
Oggi la liturgia ci presenta un flesh-back, una scena dell’ultima cena. Quella sera di giovedì, Giuda era appena andato via e l’atmosfera si era fatta più serena e familiare: fu allora che Gesù diede loro il comandamento nuovo: “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”.
È Gesù stesso che lo chiamerà nuovo, anche se di nuovo non c’è nulla perchè lo ritroviamo nel libro del Deuteronomio con “quell’amare Dio e il prossimo!”. Qui risiede la sintesi di tutta la legge e i profeti. È per questo che Agostino affermerà: “ama e fa ciò che vuoi”… perché se ami davvero, allora sicuramente non ucciderai, non ruberai, rispetterai, non desidererai! Perché amarci?
La risposta è perché “lui ha amato noi!”. Ci ha amato, afferma l’apostolo Paolo, quando eravamo ancora nel peccato. Dunque amiamo, perché amati… fatti oggetto del suo immeritato amore! Gesù afferma “gli uni gli altri”… e permettetemi qui di affermare che in questo invito ultimo del maestro, da poco tradito da Giuda, c’è tutta la portata della novità cristiana.
Qui il maestro ancora una volta ci insegna la via maestra del perdono, della riconciliazione, dell’accettazione! È inconcepibile pensare che fra quanti si dichiarano discepoli di Gesù, vi sia chi non riesce a gettare ponti che uniscono… a non erigere muri e steccati che dividono.
Amore fra noi significa accogliere tutti per quello che sono e non per quello che hanno o fanno! Il vangelo di oggi è molto chiaro direi: “da questo vi riconosceranno”… qui c’è la carta di identità del cristiano. Lo specifico del cristiano non è amare (lo fanno molti, dovunque, sempre, e alcuni in un modo esemplare) ma amare come Cristo. Con il suo modo unico di iniziare dagli ultimi… di lasciare le novantanove pecore al sicuro… di arrivare fino a perdonare i nemici.
Ma amare con quale amore? Oggi forse non troviamo parola più abusata di questa… parola che a pronunciarla male brucia le labbra, dicevano i rabbini. Troppo spesso confondiamo l’amore con un’emozione o un’elemosina, con un gesto di solidarietà o un momento di condivisione. Gesù ama… è l’unica cosa che sa fare! Ama anche se talvolta fallisce. Nei versetti precedenti, c’è la scena del tradimento… Gesù non riesce a far breccia nel cuore di Giuda.
E Giuda andrà fino in fondo. Solo l’amore può cambiare certe vite, ed è verissimo! Ma non accade nulla senza la partecipazione dell’altro… senza che l’altro lo voglia. “Giuda prende il boccone” (Gv 13,30) ma non lo mangia. E Gv commenta: “Era notte” (Gv 13,30). “Era notte” non è un’indicazione puramente cronologica: sarà anche quello… ma qui c’è una profonda verità esistenziale: Giuda esce dall’amicizia di Gesù… la rifiuta… e nel suo animo cala la notte! Ed ecco allora il vangelo di oggi: “Quand’egli fu uscito…”.
È Giuda che esce: neppure Gesù, che è Dio, riesce a far breccia nel cuore di Giuda. Gesù, con Giuda, ha fallito. Ma il maestro non molla… e si rivolge ai discepoli e li chiama: “Figlioli”, letteralmente “figliolini” (Gv 13,33). È un’espressione di grande amore e tenerezza ma anche una constatazione: “Siete ancora piccolini… ma passo dopo passo crescerete!”. E dunque: “Figlioli amatevi!”. La tua fede si misura solo nell’amore… e nell’amore concreto.
Una carezza, un abbraccio, un bacio, un gesto d’amore, del tempo donato gratuitamente, non hanno bisogno di spiegazioni, li capiscono tutti. Questo è l’amore di Gesù. Concludo con parole dello stesso Giovanni, perché siano un monito per me e per voi a crescere e diventare grandi nell’amore, noi che ancora siamo tanto piccoli in questo: “ Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello”. (1Gv 4, 7-21)