TUTTO IL VANGELO IN UN BICCHIERE D’ACQUA!

CROCE ACQUA
CROCE ACQUA

(XIII dom. t.o. Mt 10, 37-42)

 

Due temi si intrecciano in questa domenica: l’accoglienza e la sequela radicale.

Il cristiano è chiamato ad accogliere l’altro, ogni altro che incontra ed è invitato a scorgere in lui, il volto stesso e la persona di Cristo. Il tema lo ritroviamo anche nella prima lettura, dove il profeta Eliseo è accolto da una anziana donna, che per tale gesto, sarà ricompensata con il dono di un figlio che fino ad allora non era arrivato.

Il vangelo tuttavia, apre con espressioni forti, che rimandano decisamente al dono che Gesù fa di se nel mistero della croce: “chi ama la sua vita la perderà…”, “chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”… e poi, “chi ama il padre e la madre… figlio o figlia più di Dio…”.

Insomma… appena iniziata questa estate… e invece che riposare un po’, ci si mette anche la “Sua” parola a stressarci! Vorrei innanzitutto ricordare a me e a voi, un versetto bellissimo che prendo in prestito dal prologo del vangelo di Giovanni: “Dio nessuno lo ha mai visto, proprio il figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18) Ecco… Gesù viene e ci rivela il Padre… ci svela il volto… il vero volto del Padre… ce lo racconta… ed anche oggi, raccontandocelo, giunge a dire che lui (Gesù), immagine del Padre, “è più” della più grande gioia che possiamo vivere… della gioia dell’innamoramento, della paternità, della maternità… del far parte di una famiglia che ci vuole bene.

Luca, nel suo vangelo, riportando lo stesso episodio, utilizza un linguaggio tipicamente semitico, ancora più forte di quello che abbiamo ascoltato oggi, e che in italiano non suona molto bene: “chi non odia suo padre, sua madre…”. Certo qui Gesù tocca le corde più intime, chiedendo una radicalità nella sequela. Non ci chiede di non avere moglie/marito, figli… di non provare gioia, ma di renderci conto che per tutte le gioie legittime, belle, grandi che siamo chiamati a vivere, c’è un in più… qualcosa di più grande… qualcosa che potenzia questi amori e gioie della nostra vita.

La proposta del Signore è sconcertante e affascinante e se, dopo duemila anni, milioni di persone oggi la ascolteranno, significa che forse è vero: solo Dio può colmare la nostra inquietudine, lui solo può riempire il desiderio di gioia, di amore autentico che abita in ciascuno di noi.

Concludo: Mettere Dio al centro della nostra vita, non è escludere amori, gioie, affetti… ma è potenziarli, purificarli, magari riuscendo a non fare più confusione fra sentimento ed emozione, fra bene e amore, fra cose di testa e cose di cuore!

Sembra quasi che il motto di questa domenica si racchiuda nelle parole: “perdere: non lasciare!”. Perdere in che senso? Gesù lo spiega nelle ultime battute del testo evangelico di oggi: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca…”. Ecco il senso del perdere se stessi: è il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa. La croce e il bicchiere d’acqua, qui sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’… tutto!

Perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare! Un bicchiere d’acqua… un gesto così piccolo che anche l’ultimo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell’aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca! Acqua fresca… cioè l’acqua buona per la grande calura, l’acqua attenta alla sete dell’altro… procurata con cura! L’acqua migliore che hai, quasi un’acqua affettuosa con dentro l’eco del cuore. Dare la vita, dare un bicchiere d’acqua fresca, ecco la stupenda logica di Cristo. Un bicchiere d’acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce.

Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d’acqua. Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto compiuto con tutto il cuore ci avvicina a Dio. Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fatto di mani… di cuore… il verbo dare!

 

 

Don Mario Russo

E' il parroco della Comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli.

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