Il 10 gennaio del 2004, all’età di 37 anni, venivo ordinato sacerdote.
Raccontare questi anni non sarebbe davvero facile… ne ho intenzione di farlo (tranquilli!!!). posso solo dire che le difficoltà, rispetto allo slancio iniziale non sono mancate… e sono state talvolta grandi!
Tuttavia oggi dico che sono stati anni di “grazia del Signore”… gioie immense e indescrivibili… esperienze a tutto campo.
Nulla rinnego di quanto ho provato a fare finora… tutto rifarei! Oggi, a distanza di 10 anni, devo dire che, tutto considerato, ce l’ho fatta veramente, anche se talvolta con grande fatica, ma ce l’ho fatta.
Non soltanto… ho sempre mantenuto una grande gioia nel cuore. E se allora io avessi detto di no, a quest’ora certamente avrei avuto un grande rimorso. Il mio X anniversario, tuttavia, non vuole rivestire alcuna caratteristica di festeggiamento, ma soltanto un richiamo ai miei doveri mancati. Son passati 10 anni e pure sembra ieri… anni belli… anni difficili… anni di cambiamenti, di volti, di storie, di attese… anni di persone che hanno lasciato un segno nella mia vita e che adesso da lì dove sono continuano a guidarmi, con il loro sorriso e la loro preghiera efficace! Non so fare un bilancio… a volte penso di fare molte cose, di dedicare molte energie, tempo e spazio al mio ministero… altre volte avverto il limite della mia persona e il tempo che ancora non do!
Quante volte, alla fine delle mie giornate arrivo stanco, ma felice di aver lavorato per il bene delle anime. So bene, che se qualcosa di buono riesco a fare…è Lui a farla in me. Io non ho che offrirgli la mia fragilità!
Molte volte, forse troppe, il mio lavoro si estende fino alle ore profonde della notte, dove riesco a trovare qualche spazio per leggere, studiare, scrivere, meditare! E alla fine, il tempo stesso che rimane per il sonno è disturbato da improvvisi risvegli… attimi in cui approfitto per dire ancora una preghiera e dare con la mano un segno di benedizione a tutti coloro che attendono qualcuno che si ricordi di loro e che raccolga le loro sofferenze, in cerca di una parola di sostegno, o forse… di qualcosa in più, di una parola miracolosa che io non posseggo, ma che tanto vorrei avere per lenire tante attese… tante sofferenze!
Tante volte in questi anni mi son fermato nel silenzio della mia casa a contemplare il mistero del Suo amore e della Sua presenza nella mia vita… per ritrovarmi con stupore, davanti alla verità sulla mia esistenza …la verità della mia vocazione! Nulla mi appartiene… nulla mi è dovuto. Tutto è dono… tutto è grazia… tanta grazia che è molto più dell’attesa ricompensa dell’operaio. Oggi sento con più forza che il mio premio e la mia benedizione, risiedono fin da sempre nell’essere stato chiamato a lavorare nella Sua vigna. La vita che mi ha dato come un miracolo d’amore, fatta di gioie e di tristezze… di attese e di sconfitte… di cadute e scoraggiamenti… di sofferenze e riprese… sono segno e dono che gli appartengo!
Il mirabile dono della vocazione sacerdotale, la Chiesa nella quale sono nato alla fede attraverso il battesimo e quella che mi ha ordinato nel sacerdozio, i fedeli di questa comunità parrocchiale, il presbiterio al quale appartengo, le persone che mi fa incontrare ogni ora, la gioia che attraverso di loro Lui mi da, la gioia che dà a loro attraverso una mia parola, spesso distratta… la stessa fatica di portare con loro la Sua… la loro… la mia croce… insieme, la gioia di spezzare con loro il pane eucaristico…
Tutto questo ho ricevuto da Dio gratuitamente e gratuitamente provo a condividere con chi ne ha bisogno. Nulla mi sono costruito con le mie mani nella vigna in cui sono solo servo. Tutto appartiene a Dio. L’unica mia vera, grande benedizione è appartenere a Lui!
Ed è per me sorgente di forza interiore sapere che né morte né vita, né spada né carestia, né menzogna né calunnia potranno mai separarmi dal Suo amore. La storia della mia chiamata? La conosce solo Dio. I nostri racconti sono solo contorni, dettagli… ma nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale, la mia vocazione sacerdotale è, e resterà sempre un grande mistero… un dono che supera infinitamente l’uomo.
Penso che ogni sacerdote lo sperimenta chiaramente in tutta la sua vita. Di fronte alla grandezza di questo dono sentiamo quanto siamo ad esso inadeguati. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). Il mistero… inaudito, inspiegabile, inafferrabile e soprattutto indicibile di una scelta di Dio!!! Queste parole ispirate, vi confido, mi hanno scosso e continuano a scuotermi con profondo tremore … ma per fortuna c’è l’apostolo Paolo, che a Timoteo allora ed a me oggi, ci ricorda che Dio “ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia” (2 Tm 1, 9).
La storia della mia vocazione? Penso abbiate capito… è meglio tacere perché le parole umane non saranno mai in grado di reggere il peso del mistero che il sacerdozio porta in sé… di un mistero che appartiene solo a Dio, dall’Eternità! La sua chiamata anche se all’inizio mi ha sorpreso ed ho fatto di tutto per esorcizzarla, ha finito col diventare la mia vera felicità… perché Dio vuole la nostra felicità! Essere chiamati ad una vita più intima con Lui, credetemi, fa accedere alla felicità più grande che sia offerta all’uomo su questa terra. Essere chiamati da Dio costituisce una delle prove più luminose del suo amore. Rispetto alla mia persona, stando ai canoni o se volete… stando ai calcoli umani, sono la persona meno adatta e indicata a tutto questo…e non lo dico per falsa modestia!!! Ma in questi anni ho capito che Lui mi ha scelto così come sono e sono consapevole, anno dopo anno, che a questa scelta occorre che la mia fedeltà risponda. Le cadute non mancano (eccome)… ma Lui è li sempre pronto a rialzarmi! Ciò che chiedo al Signore, è di essere sempre illuminato e guidato dal Suo Santo Spirito, che 10 anni fa mi consacrò… di ricevere da Lui la perseveranza nella fede, la fortezza nelle prove, il perdono dei miei errori, un amore sempre grande alla Chiesa, l’inestinguibile passione nel gustare la bellezza della Sua Parola, lo slancio e la premura verso chi è nel bisogno.
Grazie per questi anni che mi hai donato… Grazie per chi fino ad ora mi ha guidato! In questo momento sento forte il desiderio di abbracciare chi per me è stato padre e maestro… modello e fascino della vita consacrata… esempio e guida… supporto sicuro nei momenti della mia formazione al sacerdozio! Penso a Padre Nunzio è a tutto quanto ha fatto per me! Oggi sono qui a ringraziare chi in questi anni, mi ha voluto bene e mi ha arricchito con il suo esempio: Grazie per la mia famiglia… i miei fratelli e le mie sorelle… i miei nipoti… ma soprattutto grazie per mamma e papà… per il loro esempio… per la loro preghiera… per la loro tenacia… per averci resi una famiglia unita dove aldilà delle prove (che non sono mancate!) l’amore… il tuo amore regna!
Un pensiero carico di affetto questa sera va al mio papà che son certo, li dal cielo sta festeggiando e ringraziando faccia a faccia Colui che mi ha chiamato.
Grazie a don Alessandro, a Mariano e a Luca, che con il dono della loro chiamata, hanno permesso al mio ministero di mantenere la freschezza e la fragranza dei primi giorni. Grazie perché voi siete il dono più bello e fecondo che il signore poteva riservarmi in questi anni… siete la mia intima famiglia sacerdotale.
Concludo rivolgendomi a te Signore… e stavolta per chiederti perdono. Perdono perché, in questi 10 anni non sempre sono stato il sale della terra, la luce del mondo, l’occhio che rischiara il corpo della tua Chiesa o la bocca che pronuncia coraggiosamente la Tua Parola.
Ti chiedo perdono, per tutte le promesse mancate. Non riesco a enumerarle, ma sono infinite. Ci sarà ancora tempo per poter riparare alle tante cose non fatte o mal fatte? Non lo so, ma ho tanta speranza nell’aiuto di Maria, che, nel corso di questi anni, non mi ha mai abbandonato. Spesso la invoco come la invoco in questo momento.
Dio mio e Signore mio,
sono un tuo prete,
abbondo di amore per te.
I figli che tu mi hai affidato, miei fratelli,
si aspettano da me
i tuoi doni infiniti:
fa di questo tuo prete
chiarezza per i loro dubbi,
pace se scendono
nei tormenti dell′esistenza
e gioia nella volontà di vivere
i tuoi insegnamenti, le tue parole;
fa di me la tua presenza
nel loro cuore, nella loro mente
come tu sei sempre in me
e riempi delle tue certezze
i giorni di chi mi interroga,
avrò così la tua pace
mentre sarò cercato nel tuo nome.
Nelle mie sere, io confido in te,
so che mi nutri la fede nel silenzio
delle notti che io tuo prete
ho riservato per te.
Sono povero io, ma di te sono ricco,
sono la voce del tuo pensiero,
sono le mani delle tue braccia,
metto i miei piedi nelle tue orme.
Mi cibo della bellezza
che vedo nei piccoli del mondo.
Amo ciò che tu ami
e del tuo amore sono colmo.
Tu sei il mio Dio
ed io sono il tuo prete.
(don Mario Russo)